“La grande tentazione dell’uomo religioso” è “chiudere Dio dentro i confini della propria logica umana, di possederlo, di farlo a propria immagine: un Dio pulito, scontato, lontano, che non entra nella vita, che non abita la storia. Con il rischio di farlo diventare un’ideologia, che alla fine giustifica solo il proprio egoismo”. È quanto afferma il patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, nella sua meditazione al Vangelo della Domenica – la prossima 10 luglio – pubblicata sul sito del Patriarcato. Partendo dal passo di Luca (10, 25-37), dove si narra del dottore della Legge che vuole mettere alla prova Gesù, Pizzaballa spiega che costui “va da Gesù cercando di definire cos’è l’amore e chi bisogna amare, sperando che questa casistica segni dei confini in cui anche lui possa muoversi senza troppi imprevisti, da cui non sia tenuto ad uscire, che gli risparmino la fatica di morire e di rinascere. Cerca una risposta che gli dia la sicurezza di essere nel giusto, di uscirne cioè giustificato. Gesù – dice il patriarca – evita di entrare nella logica del maestro della Legge, e non dà risposte, non si lascia ingannare, e non ci lascia nel nostro inganno”. È questo, per il Patriarca, il contesto in cui nasce la parabola del buon Samaritano che, a differenza del sacerdote e del levita che girano alla larga del malcapitato, caduto nelle mani dei briganti, “la capacità e la libertà di sconfinare, di uscire dalla rigidità di quei confini che impedirebbero a mondi diversi di venire in contatto”. Il Samaritano, aggiunge il patriarca, “fa una liturgia di gesti umani, sacri, che si chinano sull’uomo così come nel tempio ci si inchinerebbe davanti a Dio. Fa il suo offertorio, con olio e vino, usa ciò che ha, e poi non lo lascia lì. Non decide di aver fatto abbastanza, va fino in fondo. Se lo carica, lo affida ad un altro, coinvolgendolo nella sua storia di compassione. E poi tira fuori due monete, paga di persona assicura che ripasserà”. “Gesù – conclude Pizzaballa – invita ad eliminare i confini, a diventare noi stessi prossimi di chiunque ci capiti sulla via, senza scegliere. Solo eliminando questi confini, scopriamo il volto vero di Dio, liberati dalla tentazione di pensare ad un Dio che si tiene lontano dall’uomo, liberati dalla tentazione che si possa amare e servire Lui, senza servire il fratello che ci capita accanto”.