“Saranno 300 i milioni di euro in meno che arriveranno dall’8xmille alla Chiesa cattolica”: è questa la prima notizia che Massimo Monzio Compagnoni, responsabile Spse della Cei, ha comunicato ai vincitori del concorso “8xmille senza frontiere”, promosso proprio da Fisc e Spse, riunitisi nell’aula magna del palazzo della Cei a Roma. Scandali e false notizie sarebbero alla base di questo disamoramento nei confronti della Chiesa italiana. Un’emorragia alla quale si cerca di fare fronte attraverso la pressione pubblicitaria, che sembra sortire un certo effetto tampone, ma che si punta a migliorare, soprattutto perché sono cambiati metodi comunicativi nel tempo. Infatti dai dati si evince come la carta stampata in modo drastico, con oltre il 50%, e la televisione con un calo minimo, stiano lasciando il passo al web, che è però considerato uno spazio ostile dalla Chiesa che registra influencer negativi ma nessuno positivo. “Il vostro contributo è essenziale, perché potete veicolare notizie giuste e vere, contrastando in questo modo la comunicazione negativa”, le parole di Compagnoni che ha evidenziato le 4 aree di azione che vedono la comunità come elemento fondamentale, assieme a comunicazione, formazione e rete territoriale.
“Ognuno di noi è responsabile di questo edificio”, ha affermato don Claudio Francesconi, economo della Cei, che citando l’apostolo san Paolo ha denunciato la mancanza di corresponsabilità che si sta avvertendo. Ripercorrendo il cammino dell’8xmille alla Chiesa cattolica, dalla legge 222 del 1985, l’economo della Cei ha spiegato in che modo i fondi vengano distribuiti per le esigenze di culto e pastorale della popolazione italiana, sostentamento dei sacerdoti, ed interventi caritativi in Italia e nei Paesi in via di sviluppo, stando molto attenti alla verifica di quelli che ha definito elementi fondamentali per la rendicontazione, cioè il rigore, la trasparenza e la tracciabilità. “La comunicazione non vuole essere ostentazione del bene che facciamo, ma un far rendere conto di ciò che la comunità cristiana con fatica compie ogni giorno”, ha specificato don Francesconi ricordando la missione della Chiesa che guarda al Vangelo, affidandosi alla misericordia di Dio.
“Cooperazione” e “solidarietà” le due parole alla base dell’intervento di don Leonardo Di Mauro, responsabile del Servizio per gli interventi caritativi a favore dei Paesi del terzo mondo, che ha spiegato come ogni anno il 9% circa di tutto il budget (+/-80 milioni di euro) sia destinato a progetti in favore di quelli che il sacerdote ha definito “paesi impoveriti”. Africa, America del Sud, Asia, Medio Oriente, Oceania, Paesi dell’Europa dell’Est non compresi nella comunità, questi ed altri ancora sono nella lista dei 17.451 interventi in favore di istruzione, sanità, promozione umana, agricoltura e comunicazione, finanziati con i fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica dal 1990, per un valore di 2.370.000.000 di euro.
Intervenuta anche Laura Gavazzi, dell’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto, che ha specificato come la conoscenza di tutti i beni sia alla base della valorizzazione del patrimonio mobile ed immobile e, proprio per questo motivo, viene proposto il portale “BeWeB” che cerca di raccontare l’identità dei territori, aiutando nella progettazione degli interventi.
“Più che opere segno si dovrebbero promuovere opere seme”, ha osservato Ferruccio Ferrante, responsabile dell’Ufficio comunicazione e segreteria di direzione Caritas italiana, che invitando a guardare alle opere buone di evangelizzazione ha presentato le difficoltà delle persone riscontrate che riguardano l’ambito casa, sostegno materiale e lavoro. L’impegno di Caritas, in questo senso, ha prodotto 520mila interventi in 160 diocesi, solo nel periodo tra gennaio ed aprile 2022, mentre nel 2021 sono stati 399 i progetti portati avanti in 195 diocesi, per un valore di 27,5 milioni di euro.