Siccità: Coldiretti, “piani di emergenza per salvare 270mila imprese agricole, in 6 Regioni quasi la metà del valore dell’agricoltura italiana”

“I piani di emergenza contro la siccità sono importanti per salvare le 270mila imprese agricole che si trovano nelle sei Regioni che hanno già presentato piani di emergenza, che rappresentano da sole quasi la metà (49%) del valore dell’agricoltura italiana”. Lo afferma la Coldiretti in riferimento ai provvedimenti regionali sulla crisi idrica in vista del decreto del governo annunciato dal presidente del Consiglio, Mario Draghi.
In Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Lazio si producono il 79% del grano tenero per fare il pane, il 90% mais per l’alimentazione degli animali, il 97% del riso, ma si allevano anche il 69% delle mucche e l’88% dei maiali, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat. “Un capitale dell’agroalimentare Made in Italy che rischia di sparire sotto i colpi della siccità, con i danni che hanno già superato i tre miliardi di euro”, sottolinea l’associazione, aggiungendo che “il dimezzamento delle piogge nel 2022 ha avuto un impatto devastante sulle produzioni nazionali che fanno segnare cali del 45% per il mais e i foraggi che servono all’alimentazione degli animali, del 20% per il latte nelle stalle con le mucche stressate dal caldo afoso, del 30% per il frumento duro per la pasta nelle Regioni del sud che sono il granaio d’Italia”. In diminuzione di oltre un quinto – prosegue la nota – le produzioni di frumento tenero, ma crollano del 30% pure la produzione di riso, del 15% quella della frutta ustionata da temperature di 40 gradi, e del 20% cozze e vongole uccise dalla mancanza di ricambio idrico nel Delta del Po, dove – evidenzia Coldiretti – si allargano le zone di “acqua morta”, assalti di insetti e cavallette che solo in Sardegna hanno già devastato quasi 40mila ettari di campi.
“Una situazione drammatica di cui il simbolo è proprio il più grande fiume italiano”, continua l’associazione: “Con i livelli ai minimi da settant’anni e la risalita del cuneo salino che minaccia le colture, il Po è praticamente irriconoscibile, una grande distesa di sabbia che occupa la gran parte del letto del fiume, mentre i grandi laghi del nord che servono come riserve di acqua per le popolazioni e l’agricoltura sono ancora ai minimi, con il Maggiore pieno solo al 34% e quello di Como sceso a poco più del 7% con una tendenza al calo dei livelli che riguarda anche il Garda che resiste a poco più del 50% di riempimento. La conseguenza è che più di un quarto del territorio nazionale (28%) è a rischio desertificazione e siccità”.

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