“Questo accordo risolve il problema della mobilitazione indigena, che aveva paralizzato il Paese, ma non certo i problemi sociali dell’Ecuador. Si tratterà di vedere i prossimi passi. Ma la soluzione trovata è in questo momento soddisfacente e importante”. Il padre salesiano Juan Cárdenas Tapia, rettore dell’Università Politecnica, gestita appunto dai Salesiani, commenta così, al Sir l’accordo trovato 24 ore prima tra il Governo, il Conaie (l’organismo che rappresenta il mondo indigeno ecuadoriano) e altre realtà sociali, dopo 18 giorni di mobilitazione. Padre Cárdenas è stato in questi giorni testimone diretto di quanto accadeva, avendo partecipato al tavolo delle trattative. Ha fatto parlare anche la sua decisione di aprire le porte dell’ateneo agli indigeni che affollavano Quito, la capitale del Paese ed epicentro della protesta. “Da fuori – spiega – si poteva aver avuto l’impressione che il dialogo si fosse bloccato e che quindi la soluzione sia arrivata all’improvviso. In realtà, questa è stata più che altro la voce veicolata dai media”. Piuttosto, “si deve considerare che per la cultura degli indigeni il primato è sempre quello dell’assemblea, e di conseguenza, ogni ipotesi di accordo andava verificata dentro la loro comunità”.
Il rettore mette in luce anche il ruolo, senza dubbio centrale, avuto dalla Chiesa, a più livelli: “I vescovi, noi come mondo universitario cattolico, e altri, più che protagonisti abbiamo cercato di porci come mediatori, come facilitatori, e il risultato è stato importante e benefico per tutta la società. Abbiamo accettato la richiesta del Conaie, naturalmente dopo aver accertato il gradimento del Governo”.
Tuttavia, molta strada è ancora da compiere, e la firma di giovedì può per certi aspetti essere definita un pre-accordo, su molti punti. Tanto che, hanno annunciato gli indigeni, se entro tre mesi non si realizzeranno gli impegni, torneranno in strada: “In casi come questi è fondamentale la parola data, altrimenti crescerà lo scontento, come ci dimostrano i fatti del 2019. In ogni caso, i vescovi hanno annunciato che saranno garanti di questo accordo, trovando le forme per verificare la sua applicazione”.
Padre Cárdenas torna anche sulla decisione di aprire le porte del suo ateneo ai dimostranti indigeni: “Credo si sa trattato di una scelta in linea con il compito istituzionale della nostra università e con il carisma salesiano. Si è trattato di una decisione di carattere umanitario, non si poteva essere indifferenti, rispetto a una massa di persone che circolava per la città, con molti minori, e con esigenze di carattere alimentare e sanitario. Questo non ha significato prendere posizione nel momento in cui eravamo al tavolo di dialogo. Si è trattato, appunto, di una scelta umanitaria”.