“C’è tanto da imparare dalla capacità di porsi in ascolto di Dio, delle persone e della natura”. Ne è convinto il Papa, che nel suo primo discorso in Québec – rivolto alle autorità civili, ai rappresentanti delle popolazioni indigene e al Corpo diplomatico e pronunciato ieri, durante il suo terzo giorno in Canada – partendo dal simbolo per eccellenza del Paese, la foglia d’aero, ha lodato la “laboriosità” delle popolazioni indigene, sempre attente a salvaguardare la terra e l’ambiente, fedeli a una visione armoniosa del creato, libro aperto che insegna all’uomo ad amare il Creatore e a vivere in simbiosi con gli altri esseri viventi. “Ne abbiamo bisogno – ha spiegato Francesco – specialmente nella vorticosa frenesia del mondo odierno, caratterizzato da una costante ‘rapidizzazione’, che rende arduo uno sviluppo realmente umano, sostenibile e integrale, finendo per generare una ‘società della stanchezza e della disillusione’, che fatica a ritrovare il gusto della contemplazione, il sapore genuino delle relazioni, la mistica dell’insieme”. “Quanto bisogno abbiamo di ascoltarci e di dialogare, per allontanarci dall’individualismo imperante, dai giudizi affrettati, dall’aggressività dilagante, dalla tentazione di dividere il mondo in buoni e cattivi!”, ha esclamato il Papa, secondo il quale i valori presenti nelle culture indigene “sono di ispirazione a tutti noi e possono contribuire a risanare le nocive abitudini di sfruttare. Sfruttare, oltre al creato, anche le relazioni e il tempo, e di regolare l’attività umana solo in base all’utile e al profitto”. “Questi insegnamenti vitali, tuttavia, sono stati violentemente avversati in passato”, ha ribadito Francesco tornando sul tema centrale del suo viaggio: “Penso soprattutto alle politiche di assimilazione e di affrancamento, comprendenti anche il sistema scolastico residenziale, che ha danneggiato molte famiglie indigene, minandone la lingua, la cultura e la visione del mondo. In quel deprecabile sistema promosso dalle autorità governative dell’epoca, che ha separato tanti bambini dalle loro famiglie, sono state coinvolte diverse istituzioni cattoliche locali; per questo esprimo vergogna e dolore e, insieme ai vescovi di questo Paese, rinnovo la mia richiesta di perdono per il male commesso da tanti cristiani contro le popolazioni indigene”. Occorre “promuovere i legittimi diritti delle popolazioni native e favorire processi di guarigione e di riconciliazione tra loro e i non indigeni del Paese”, l’indicazione di rotta del Papa, per “costruire un Paese migliore”, partendo proprio dalla capacità di ammettere le proprio colpe. “La Santa Sede e le comunità cattoliche locali nutrono la concreta volontà di promuovere le culture indigene, con cammini spirituali appositi e confacenti, che comprendano anche l’attenzione alle tradizioni culturali, alle usanze, alle lingue e ai processi educativi propri, nello spirito della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei popoli indigeni”, ha assicurato Francesco: “È nostro desiderio rinnovare il rapporto tra la Chiesa e le popolazioni indigene del Canada, un rapporto segnato sia da un amore che ha portato ottimi frutti, sia, purtroppo, da ferite che ci stiamo impegnando a comprendere e sanare”.