“La colonizzazione non si ferma, piuttosto in alcune zone si trasforma, si maschera e si nasconde”. A lanciare il grido d’allarme è stato il Papa, nel suo primo discorso in Québec, pronunciato ieri durante l’incontro con le autorità civili, i rappresentanti delle popolazioni indigene e il Corpo diplomatico. “È il caso delle colonizzazioni ideologiche”, ha spiegato Francesco: “Se un tempo la mentalità colonialista trascurò la vita concreta della gente, imponendo modelli culturali prestabiliti, anche oggi non mancano colonizzazioni ideologiche che contrastano la realtà dell’esistenza, soffocano il naturale attaccamento ai valori dei popoli, tentando di sradicarne le tradizioni, la storia e i legami religiosi”. “È una mentalità che, presumendo di aver superato le pagine buie della storia, fa spazio a quella cancel culture che valuta il passato solo in base a certe categorie attuali”, l’analisi del Papa: “Così si impianta una moda culturale che uniforma, rende tutto uguale, non tollera differenze e si concentra solo sul momento presente, sui bisogni e sui diritti degli individui, trascurando spesso i doveri nei riguardi dei più deboli e fragili: poveri, migranti, anziani, ammalati, nascituri… Sono loro i dimenticati nelle società del benessere; sono loro che, nell’indifferenza generale, vengono scartati come foglie secche da bruciare. Le ricche chiome multicolori degli alberi di acero ci ricordano invece l’importanza dell’insieme, di portare avanti comunità umane non omologatrici, ma realmente aperte e inclusive”.