“Con l’accordo definitivo sulla convenzione previdenziale tra Italia e Albania si è compiuto un altro passo storico per riconoscere il diritto alla pensione a tanti lavoratori e lavoratrici fermi in un vuoto legislativo inaccettabile, auspichiamo davvero che in tempi brevi si compiano tutti gli altri passaggi necessari per dare gambe a questa misura concreta di giustizia sociale e integrazione”. Lo afferma il segretario generale della Fai Cisl, Onofrio Rota, commentando l’accordo tra la delegazione italiana guidata dal senatore Tommaso Nannicini e quella albanese, guidata dalla viceministra Olta Manjani, sulla convenzione che consente l’accesso alla pensione ai lavoratori albanesi in Italia e a quelli italiani in Albania. “Come Fai Cisl, assieme al patronato Inas Cisl – afferma Rota – sosteniamo da sempre questa battaglia, anche perché nei comparti agroalimentari il ruolo dell’immigrazione albanese ha avuto e continua ad avere un ruolo di primo piano. Solo in agricoltura, nel 2002 lavoravano poco più di 15mila albanesi, mentre con 34.446 presenze censite al 2021, la comunità albanese si annovera oggi tra le provenienze più numerose, assieme a quelle marocchina, rumena e indiana. È giusto che dopo tanti anni di sacrifici ciascuna persona possa maturare il diritto alla pensione, come ci chiedono preoccupati tanti lavoratori e lavoratrici albanesi che rischiano di non vedere riconosciuti i propri contributi previdenziali”. “Già nel 2020 – conclude il sindacalista – avevamo ottenuto dal ministero del Lavoro l’impegno ad avviare un tavolo per costruire una soluzione concreta assieme a Inps e ministeri competenti. Ora siamo all’ultimo miglio. Auspichiamo che l’accordo sia da esempio anche per altre comunità storiche dell’immigrazione in Italia, essendo anche uno strumento utile a disincentivare il lavoro irregolare. L’Italia ha già stipulato convenzioni bilaterali di sicurezza sociale con diversi Paesi extra Ue, tutti accordi che riconoscono i contributi versati in qualsiasi Paese una volta raggiunta l’età pensionistica. Non c’è dunque motivo perché anche tra Italia e Albania, legati da rapporti economici e dal destino comune nell’Unione europea, non si realizzi finalmente una convenzione bilaterale”.