“Il maltempo con trombe d’aria, nubifragi, grandinate di dimensioni anomale, tempeste di vento e precipitazioni violente ha colpito a macchia di leopardo le campagne delle regioni del Nord provocando milioni di euro di danni senza peraltro contribuire a sconfiggere la situazione di grave siccità”. È quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti in riferimento all’ondata di maltempo che si è abbattuta sulla Penisola con l’allerta della Protezione civile in 9 Regioni da Nord a Sud.
“Tra le Regioni più colpite la Lombardia dove in Oltrepo Pavese si stanno valutando tra l’altro i danni sui vigneti nei comuni di Santa Maria della Versa e Castana ma la grandine è caduta violentemente anche in montagna con pascoli distrutti in Valcamonica”, spiega l’associazione, aggiungendo che “in Piemonte si contano i danni nel Vercellese dove tra Trino, Tronzano, Bianzé, Fontanetto Po e Ronsecco il maltempo ha danneggiato il mais, mentre nel Cuneese ad essere colpiti sono stati, principalmente i comuni di Farigliano, Piozzo, Carrù e Dogliani con danni ai vigneti, per le uve dolcetto, dal 70 al 90% e ai noccioleti e quella di Cavour, in provincia di Torino, dove a farne le spese è il mais e anche qualche frutteto non coperto dalle reti antigrandine”. Il forte vento, poi – continua Coldiretti – ha sradicato alberi, scoperchiato tetti delle cascine e, soprattutto nel Saluzzese, i grossi chicchi di grandine hanno distrutto vari parabrezza delle auto”.
I danni della grandine si aggiungono a quelli causati dalla siccità che ha già avuto un impatto devastante sulle produzioni nazionali: Coldiretti stima un calo del 10% della produzione agricola nazionale.
Rispetto alla sofferenza idrica sul territorio, l’associazione rileva che il livello idrometrico del fiume Po che è sceso a 3,7 metri al Ponte della Becca: valore “rappresentativo delle criticità presenti sull’intera Penisola a partire dalla Pianura padana dove per la mancanza di acqua è minacciata oltre il 30% della produzione agricola nazionale e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo. La situazione di carenza idrica riguarda anche i grandi laghi del Nord con il Maggiore che ha appena il 15% di riempimento dell’invaso e in quello di Como va ancora peggio con appena il 2,4% mentre nelle zone a valle serve l’acqua per irrigare le coltivazioni, e persino il Garda è pieno poco meno di 1/3 (30%)”.