“Dire Dio nelle fratture”: è uno dei temi affrontati durante un panel della 58ª Sessione di formazione promossa dal Sae, alla Domus Pacis di Assisi, sul tema “In tempi oscuri, osare la speranza. Le parole della fede nel succedersi delle generazioni”. Al panel hanno partecipato la pastora valdese Ilenya Goss, il presbitero ortodosso Ionut Radu e il teologo cattolico Brunetto Salvarani interagendo con Riccardo Maccioni, caporedattore di Avvenire. Parole per “dire le fratture” che hanno investito il nostro mondo sono state poi votate telematicamente dalle duecento persone in sala e da chi seguiva l’evento da casa attraverso il canale YouTube dell’associazione. “Quello che stiamo vivendo è stato definito il tempo della confusione e della fragilità, ma anche il tempo della decisione di intraprendere una strada nuova che non sia quella dell’autodistruzione del pianeta da parte degli esseri umani, strada intravista attraverso la luce che filtra attraverso una crepa, immagine di speranza presa a prestito da una canzone di Leonard Cohen”, si legge in una nota.
Attraverso i social la Sessione suscita partecipazione anche da lontano e da ogni parte d’Italia ci sono stati nuovi arrivi: una trentina tra donne e uomini di età, professioni e confessioni diverse che nella serata di accoglienza loro dedicata hanno espresso le motivazioni della loro partecipazione alla settimana: “Conoscere altre tradizioni religiose”, “fare esperienza di Chiesa”, “conoscere in modo più approfondito l’ecumenismo e il Sae”, “riconoscere la pluralità come dono di Dio e proseguire nella ricerca della verità”, “sperimentare come le Chiese testimoniano la speranza”. Ieri sono anche iniziati i Laboratori che, come ha spiegato Donatella Saroglia del Comitato esecutivo del Sae, “sono in un rapporto sinergico con le plenarie: entrambe le formule, che declinano in varie forme il tema del 2022 – ‘In tempi oscuri osare la speranza’ –, operano per portare frutti comuni”. Le loro modalità rispecchiano le caratteristiche dell’associazione fondata da Maria Vingiani negli anni Sessanta del Novecento: laicità e interconfessionalità.
Quattro laboratori hanno un taglio teologico, tre un taglio pastorale; due, giocati sul cinema e sulla narrazione, hanno un taglio sperimentale. Ci sono poi il laboratorio per ragazze e ragazzi sul tema della speranza, che alterna lavori in aula e uscite sul territorio, e il laboratorio trasversale sulla liturgia, coordinato dal pastore valdese Michel Charbonnier che cura le preghiere del mattino, le celebrazioni ecumeniche e porta il proprio contributo nelle liturgie confessionali nelle quali si raccolgono delle collette che sono destinate a progetti sociali di organismi ecclesiali e laici.