“C’è un giudizio inequivocabile nelle parole del Vescovo di Roma, accolto dai popoli originari che tanto lo hanno atteso: ‘Quello che la fede cristiana ci dice è che si è trattato di un errore devastante, incompatibile con il Vangelo di Gesù Cristo’”. Lo scrive Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, nell’editoriale sul primo giorno del viaggio del Papa in Canada. “Anche al tempo del colonialismo vero e proprio, come pure successivamente, quando la mentalità coloniale ha continuato a influire in politiche e atteggiamenti dei quali le scuole residenziali sono state un esempio, era possibile comprendere quale fosse la via evangelica”, si legge nell’articolo: “Anche in quel tempo, nonostante i condizionamenti storici e culturali, era possibile discernere, comprendere che le tradizioni degli indigeni andavano accolte, non annientate; che la fede andava proposta all’interno delle diverse culture indigene e non imposta distruggendole. Anche all’epoca in cui la distruzione culturale e l’assimilazione sono stati commessi, era dunque possibile un atteggiamento diverso: basti soltanto pensare agli antichi esempi di evangelizzazione rispettosa delle culture originarie, testimoniati dalle ‘reducciones’ in Paraguay o all’atteggiamento di padre Matteo Ricci in Cina”. “Per questo – commenta Tornielli – è giusto chiedere perdono, e farlo – come ci mostra il Papa – con un atteggiamento di umiltà e di ascolto, nella consapevolezza che ci sono ferite per rimarginare le quali non bastano secoli, come dimostrano le parole dei popoli originari del Canada”.