Un Tribunale di Milano ha dato ragione a Lorenzo, malato raro, licenziato per troppi mesi di assenza a causa di una malattia rara, la miastenia gravis. La storia di Lorenzo è stata raccontata oggi dall’Osservatorio malattie rare (Omar). “Oggi questa ordinanza sottolinea l’esigenza di interpretare la disciplina del periodo di comporto in una prospettiva di tutela e salvaguardia dei lavoratori che, portatori di disabilità, si trovano in una condizione di oggettivo e ineliminabile svantaggio. Un altro bellissimo esempio di giurisprudenza che speriamo possa essere riportato quanto prima in testo di legge. Auspichiamo infatti che i contenuti di questa ordinanza, come delle precedenti pronunce, possano diventare un principio di legge al quale i contratti collettivi nazionali siano chiamati ad uniformarsi”, commenta l’avvocata Roberta Venturi, co-responsabile dello Sportello legale “Dalla parte dei rari”. L’ordinanza ha di fatto stabilito un’ulteriore questione sostanziale: disabilità non significa certificazione di handicap o invalidità. Il documento esplicita infatti che “alla condizione di invalidità/disabilità deve riconoscersi una rilevanza obiettiva, per il sol fatto della ricorrenza di un’effettiva minorazione fisica e, addirittura, indipendentemente dal riconoscimento formale che della stessa i competenti enti previdenziali ne abbiano dato, pena la frustrazione delle tutele di legge, anche perché assoggettare l’applicazione delle tutele riservate ai soggetti portatori di questo specifico fattore di rischio alla ricorrenza, o all’adempimento, di formalità di qualsivoglia natura significherebbe creare un vulnus oltremodo severo allo statuto di protezione previsto dall’ordinamento, frustrandone ratio ed efficacia”.