“Siamo tutti invitati, dopo questo ulteriore evento calamitoso, quasi sicuramente provocato deliberatamente da persone senz’anima e senza cuore, figli della stessa madre terra, disprezzata e devastata, ad aiutarla affinché ritorni ad esprimere la dolcezza di un canto nuovo ma sempre antico che la comunità tutta desidera ascoltare ancora. Ritornare a gustare quanto ci circonda, curando ogni singolo centimetro della nostra casa comune, la terra, significa ritornare a Dio, ascoltare la sua voce”. Lo ha scritto l’arcivescovo di Matera-Irsina, mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, nella lettera inviata alla comunità di Pisticci nella quale sabato sera si sarebbe dovuto accogliere in modo solenne la statua di S. Rocco dopo il restauro. L’evento è stato rinviato – ha spiegato mons. Caiazzo – “a causa del devastante incendio che sta mettendo a dura prova l’intera comunità pisticcese, l’amministrazione comunale, le forze dell’ordine, i vigili del fuoco, i volontari. A tutti esprimo la mia gratitudine per il pericoloso ma nobile impegno nel cercare di arginare e spegnere il fuoco che inesorabilmente continua la sua corsa distruttiva”. “Esprimo a tutti voi la vicinanza con tanta tristezza nel cuore, partecipo alla vostra sofferenza nel vedere il nostro territorio bruciare e con esso tanti sogni di famiglie, di giovani che diventano cenere”, ha proseguito l’arcivescovo, sottolineando che “avvertiamo il grido di dolore che sale dalla nostra terra e che si aggiunge a quello già vissuto in tanti anni in cui è stata violentata attraverso inquinamenti e veleni di ogni genere”. Mons. Caiazzo ha voluto esprimere anche “la mia personale solidarietà per coloro che, immagino, vedono devastate le loro aziende, frutto del loro lavoro, gli allevamenti, ma anche per le famiglie che hanno dovuto abbandonare le loro case”. “Se ci sono delle responsabilità, auspico che la giustizia faccia il suo corso, ma – ha evidenziato, citando il messaggio del Papa per la prossima Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato – “come persone di fede, ci sentiamo ulteriormente responsabili di agire, nei comportamenti quotidiani, in consonanza con tale esigenza di conversione. Ma essa non è solo individuale: ‘La conversione ecologica che si richiede per creare un dinamismo di cambiamento duraturo è anche una conversione comunitaria’ (Laudato si’, 219)”.