Santa Maria Goretti “ci invita a una revisione del modo di pensare e di vivere. Se non cambiamo, ci attende un inesorabile declino, che arriverà sotto forma di una guerra che nessuno riesce a fermare o di una svolta autoritaria di fronte al caos che cresce a tutti i livelli, se non accadrà prima qualcos’altro anche a livello di pandemie o di disastri ambientali. Non serve alimentare paure, e non è questo che voglio fare, ma non serve nemmeno – anzi è pericoloso – cullarsi nell’illusione che alla fine tutto si risolverà e tornerà al suo posto. Se non cambiamo, le cose non si risolveranno”. È il monito lanciato ieri dal vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, mons. Mariano Crociata, in occasione della messa per il 70° anniversario della proclamazione di santa Maria Goretti a patrona di Latina e dell’Agro Pontino.
Nell’omelia, il vescovo ha ricordato che “Maria Goretti è l’unica santa che estende il suo patronato per la gran parte della diocesi, di cui lambisce quasi tutti i Comuni, diversamente dagli altri patroni che hanno, invece, un carattere locale circoscritto”. “È la santa più piccola e più semplice di tutti, e tuttavia – ha osservato mons. Crociata – volge il suo sguardo ed estende il suo patronato più in là di altri, così grandi e famosi. Siamo davvero sulla scia dei poveri di Jahvè e dei piccoli del Vangelo, i prediletti del Padre. È una predilezione da cui abbiamo molto da imparare, soprattutto di questi tempi”. Il riferimento del vescovo è ai “profondi sconvolgimenti intervenuti” rispetto ai quali – ha ammonito – “non ci rassegniamo a lasciare che tutto volga verso il peggio, come sembra stia avvenendo, sia nel nostro territorio che sul piano nazionale”. Richiamando le vicende locali delle ultime settimane, mons. Crociata ha affermato: “Non dobbiamo scagliarci contro lo spettacolo indegno che ci trasmettono tanti uomini pubblici a tutti i livelli, per i quali il tornaconto, la conservazione del potere, la lotta per vincere sugli altri anche con danno di tutti, sono praticati senza alcuna remora o senso di vergogna, come qualcosa di naturale e perfino da esibire. Non possiamo scagliarci contro tale spettacolo perché tutto comincia da come si educano i piccoli che crescono”. “I quali – ha sottolineato – imparano che devono mettersi in mostra, devono vincere e affermarsi a tutti i costi, che nella vita contano solo il successo, la ricchezza e il divertimento, senza guardare in faccia a nessuno, e che non ci sono regole morali da osservare perché tutto è lecito quando si tratta di averla vinta. Quelli che stanno alla ribalta nazionale o locale, quando si comportano in tale maniera, sono solo dei bambini cresciuti esattamente così, con solo qualche anno in più sulle spalle, e nulla più”. Da qui l’invito ad ispirarsi a Maria Goretti: in lei “abbiamo un modello in base a cui rivedere il nostro stile di vita, cominciando dalla preghiera” ma “senza fare la nostra parte, senza metterci in gioco, non c’è preghiera che possa venire ascoltata”.