“L’Aquila non è la città delle dimissioni, ma è la città che annuncia il Perdono. Celestino V non è il Papa della rinuncia, ma il Pontefice che ha donato la Perdonanza alla Chiesa e al mondo. L’Aquila è una città crocifissa dal sisma del 2009 e dalle sue repliche del 2016 e 2017, ha vissuto la pandemia ma ha sempre saputo rialzarsi. Oggi mostra i segni di una Resurrezione effettiva”. A ribadirlo è stato questa mattina l’arcivescovo metropolita de L’Aquila, card. Giuseppe Petrocchi, durante la presentazione alla stampa della prossima visita di Papa Francesco nel capoluogo abruzzese in occasione della Perdonanza Celestiniana. È stata l’occasione per il porporato di ricentrare con forza l’importanza del viaggio di Bergoglio sulla perdonanza e non sulle dimissioni del Papa evocate da alcuni organi di stampa nelle settimane scorse. L’arcivescovo ha parlato di “perdono ricevuto, chiesto e dato” nelle comunità, nelle famiglie: “L’arte di chiedere scusa – ha sottolineato – è centrale, come la capacità di dire ‘ti voglio bene’”. “Sarà un evento epocale per gli aquilani che vivranno un momento storico durante la visita del Papa”, ha rimarcato il card. Petrocchi, durante la quale il Pontefice oltre a celebrare la messa, l’Angelus e ad aprire – “prima volta per un Pontefice” – la Porta Santa nella basilica di Santa Maria di Collemaggio, venererà le spoglie di Papa Celestino V, custodite nello stesso luogo. “Il Papa, – ha poi annunciato Petrocchi – così come fece il presidente della Repubblica Mattarella, visiterà l’interno del duomo dell’Aquila, ancora chiuso dopo il terremoto del 6 aprile 2009, dove è possibile vedere ancora le macerie. La speranza è che presto possano cominciare i lavori di ristrutturazione”. “Sarà una visita di popolo perché il Papa ha il desiderio di incontrare la gente”, ha spiegato il cardinale rivelando di “aver sentito il Papa due volte al telefono recentemente e l’ho avvertito paterno, affettuoso”. “Nelle varie bozze del programma siglate dallo stesso Francesco, l’unico momento, oltre alla messa, cui non ha voluto rinunciare – ha affermato il cardinale – è l’incontro con i familiari delle vittime del sisma dell’Aquila perché il loro dolore è anche il dolore del pastore universale della Chiesa”.