I dati elaborati da Libera su fonte Cerved individuano 312 imprese della ristorazione in Veneto diventate nell’ultimo biennio più sensibili a infiltrazioni criminali, pari al 14,8% di quelle attive nella Regione. Un dato evidenziato dal procuratore Gian Carlo Caselli ha presentato il 1° dossier sul fenomeno dell’illegalità e criminalità nelle filiere agroalimentari regionali. Un lavoro realizzato dalla Fondazione di Coldiretti Osservatorio Agromafie grazie alla Regione del Veneto e svolto in collaborazione con gli Istituti di ricerca Eurispes ed Ixè, con i contributi delle forze dell’ordine che hanno permesso di dettagliare il rapporto attraverso i numerosi dati che fanno emergere il grande lavoro quotidiano di controllo e repressione nei confronti delle attività illecite.
Secondo i dati della Dia, riportati nella relazione del 2021, a “condannare” il Veneto alle infiltrazioni criminali – ha sottolineato Caselli – sono proprio i primati conquistati che portano la regione ai vertici nazionali del “Made in Italy”, in particolare quelli legati all’agroalimentare, settore da alcuni decenni diventato il nuovo campo di interesse malavitoso. Dai furti nei campi allo sfruttamento del lavoro, dalle frodi alimentari ai prodotti contraffatti il malaffare si aggira con modalità conosciute: estorsione, usura, intimidazione, spesso favorito dalla complicità di una parte del mondo imprenditoriale che per profitto pratica evasione fiscale, giri di fatture false, smaltimento illecito di rifiuti, riciclaggio di denaro sporco. “Le associazioni mafiose attive in Veneto (come nel resto del Paese) si sono abituate a raggiungere i loro obiettivi più con la corruzione e con la forza del loro denaro che con la violenza, costruendo una rete più vasta possibile di ‘amici’ e partner con pochi scrupoli in grado di agevolare e incentivare i loro affari. Una strategia abituale dei sodalizi – ha spiegato Caselli – è quella di costituire un canale di credito parallelo, rispetto a quello bancario, spesso inaccessibile, per le aziende in affanno. Lungo la filiera agroalimentare occorre registrare che la ristorazione dimostra una certa vulnerabilità dovuta soprattutto alla Pandemia che ha indebolito questo settore facilitando meccanismi di prestanome presentabili e scatole cinesi, acquisto e vendita delle licenze, aperture, ristrutturazioni, chiusure e nuove acquisizioni”.