“Non siamo gettati nella vita in un contesto privo di senso: siamo piuttosto chiamati a riconoscere e a condividere un progetto di bene. Accogliere questa visione del mondo significa prendere le distanze dal pensiero oggi dominante che rinuncia alla ricerca della verità, in nome di un relativismo che vorrebbe farci credere che la debolezza delle opinioni sia la condizione della coesistenza”. Lo ha affermato ieri l’arcivescovo di Firenze, il card. Giuseppe Betori, nell’omelia pronunciata durante la celebrazione eucaristica che ha presieduto nella cattedrale di S. Maria del Fiore in occasione del Congresso internazionale dei Pueri Cantores.
“La presenza di Cristo permea di sé la storia umana e, nella speranza, occorre coglierne i segni in attesa del pieno compimento, della definitiva manifestazione”, ha osservato il porporato, ammonendo: “Questo è il compito che è affidato ai discepoli di Cristo: essere testimoni di una storia abitata da Dio, mostrare in noi l’anticipazione di quella pienezza di vita a cui tende il cuore dell’uomo”.
Commentando le letture della liturgia domenicale, il card. Betori ha sottolineato che “a dare forma all’ospitalità (…) è l’atteggiamento del servizio, la cura delle necessità dell’ospite, la condivisione della tavola, ma anche il posto riservato al dialogo, alla parola”. Parlando poi “dell’ospitalità che si vive nello spazio liturgico”, l’arcivescovo ha evidenziato che “nel cibo che l’azione liturgica pone sulla tavola condivisa tra Dio e l’uomo, la musica sacra contribuisce a far sì che l’esperienza che l’uomo fa del sacro non lo porti fuori dalla sua umanità ma lo inserisca, anche con la sensibilità, nel mistero divino”. “Grande è quindi la responsabilità della musica sacra e dei suoi attori nel salvaguardare questa misura umano-divina dell’incontro liturgico. Grande è quindi la gratitudine della Chiesa verso quanti si pongono al servizio della liturgia nel canto”, ha proseguito Betori. “È una gratitudine particolarmente viva verso voi, ragazze e ragazzi che vi dedicate a questo servizio liturgico, certi che – ha aggiunto – anche attraverso le vostre voci la comunità dei fedeli fa esperienza dell’ospitalità di Dio. Ma il dono che fate agli altri è anche una ricchezza per voi”.