L’importanza dei cammini per vivere le montagne è stata al centro dell’ultima sessione del forum di Greenaccord, che si è svolta, ieri, al santuario Vittore e Corona sulla costa a strapiombo del monte Miesna, di fronte alle Dolomiti feltrine.
“Negli ultimi anni, stanno purtroppo giungendo a maturazione una serie di processi che si identificano poi nell’inesorabile crollo demografico, drammatico, della nostra provincia. Questo, è evidente, apre a scenari inediti: oggi siamo all’interno di un sistema continentale, abbiamo inglobato il conflitto locale tra la montagna e la pianura in uno più generale che vede contrapposte le zone rurali agli insediamenti metropolitani, con il rischio di perdere anche il dialogo territoriale”, l’analisi di Andrea Bona, assessore all’Urbanistica e ai Lavori pubblici del comune di Feltre. Accogliendo i giornalisti che hanno percorso a piedi, come i pellegrini, il tratto di strada che dalla frazione di Anzù sale ripido al santuario, Bona ha evidenziato la necessità di ripristinare un “collegamento tra le realtà che sono scollegate, un regime di comprensione e di collaborazione tra la realtà montana e la pedemontana, di riscoprire il messaggio di Albino Luciani”.
Nel suo intervento Paolo Piacentini, fondatore e già presidente di Federtrek, ha osservato che “le possibilità e i mezzi per viaggiare si sono ampliati” e l’uomo “ha smesso di conoscere il mondo camminando. Oggi c’è un grande recupero da questo punto di vista”. Piacentini ha fatto riferimento al turismo legato alla lentezza, ma anche alla qualità degli altri aspetti che si esprimono sul territorio, per non cadere nella trappola di curare un solo aspetto: “Pensiamo al fenomeno forte e singolare del cammino di Santiago, che non ha superato indenne la crisi pandemica: era praticamente il Pil della Galizia, ma per due anni ha visto un drastico annullamento di presenze. Nessun settore può essere indifferente alla diversificazione, anche il turismo lento ha avuto i suoi arresti insegnandoci che la rinascita e il ripopolamento delle comunità e dei sistemi territoriali non partono dal turismo, ma dall’evoluzione socioeconomica e culturale della popolazione residente”.
“Camminare nei luoghi dove la montagna soffre – ha sostenuto Piacentini -, vivere in prima persona l’emergenza continua in cui viviamo è l’approccio più giusto per coltivare responsabilità e consapevolezza. Non è la paranoia momentanea di chiudere tutto, non è l’illusione di avere, soprattutto in montagna, pericolo zero, che ci aiuterà a ridurre i rischi. Sarà invece il rapporto di conoscenza profonda e di dialogo con il territorio”.
Piacentini ha anche riferito di far parte “di un gruppo di lavoro che sta studiando un cammino che va da Venezia alle Dolomiti, un cammino dedicato a Giovanni Paolo I” e per questo ha auspicato “che tale progetto sia definito celermente”.