“Il silenzio è una dimensione fondamentale della montagna. In passato la montagna era per i montanari che l’abitavano una madre severa che faceva guadagnare duramente ai propri figli la sopravvivenza grazie alle loro fatiche e al loro sudore”. Lo ha detto, ieri pomeriggio, Loris Serafini, direttore della Fondazione Papa Luciani di Canale d’Agordo, riferendosi al silenzio dei monti che parla al cuore, nel suo intervento alla prima sessione del forum promosso da Greenaccord e intitolato “Riabitare la montagna. Transizione ecologica, cammini e un prete di montagna”, in corso al Centro Papa Luciani, a Santa Giustina (Bl). Così fu anche per il futuro Papa Albino Luciani, per il quale la montagna, oltre che il principale mezzo di sopravvivenza, fu anche fonte di ispirazione e di spiritualità. “Grazie al silenzio che vi regna – ha concluso Serafini – Luciani poté trovare ristoro nella preghiera e coltivare la propria vocazione. Nel corso della vita, il suo rapporto con la montagna si trasformò, fino a sublimarsi in una occasione unica per incontrare Dio nell’intimo, grazie all’essenzialità e al silenzio”. Così si ricorda il card. Luciani, fattosi di nuovo pellegrino, come quando era bambino, nel santuario montano di Pietralba/Weissenstein, dove trascorreva parte dell’estate per ritrovare il suo rapporto con Dio e la Madonna e dove avrebbe passato l’estate del 1978, se non fosse stato eletto Papa.