“Entriamo nell’ambiente del nostro Albino Luciani, perché la montagna dice quello che siamo e cerchiamo e Luciani aveva questa consapevolezza”. Lo ha detto ieri pomeriggio mons. Renato Marangoni, vescovo di Belluno-Feltre, intervenendo al forum di Greenaccord, intitolato “Riabitare la montagna. Transizione ecologica, cammini e un prete di montagna”, in corso al Centro Papa Luciani, a Santa Giustina (Bl). L’espressione del salmo 121 “Alzò gli occhi verso i monti”, nelle parole del vescovo, è diventata una chiave di lettura della vicenda culturale e spirituale di Albino Luciani: “Le montagne – specificatamente le Dolomiti – costituiscono uno scenario di vita formidabile, in cui Giovanni Paolo I ha continuato ad attingere e a comprendere se stesso e gli eventi della storia, quella che più direttamente egli ha vissuto, ma anche la grande storia. Dal piccolo e dal particolare Albino Luciani è sempre risalito, con un percorso originalissimo e acculturato, al grande e all’universale”. La fatica di vivere in montagna, acquisire una sorta di sapienza della montagna vivendola, è visione e rappresentazione della vita. Dentro la dinamica del vivere, sapere cogliere il dialogo di intimità e scambio tra la gente e le proprie montagne è in collisione con un commercio del turismo che tutto questo distrugge, perché “c’è un ambiente da conoscere pienamente e non da usare e abusare, il rischio di travisare la comunicazione intima della montagna è perdita di amore e sottrazione di pudore, spegnimento di passione”, ha concluso Marangoni. Il turismo consumistico è senza amore e senza pudore, e inconsapevolmente porta a questo.
La visione positiva di Luciani, che alzava gli occhi verso i monti e portava dentro di sé questo incredibile paesaggio lontano, provocava la sensazione di un oltre non prendibile, il termine di paragone con cui lui si spingeva a interpretare la vita, sempre, attraverso le montagne.