Ambiente: Vanni (museologo), “la simbologia della montagna rimanda alla violazione del contratto tra uomo e natura”

Non solo la natura è protagonista del forum di Greenaccord, in corso a Santa Giustina (Bl), nel Centro Papa Luciani. “La montagna nell’arte del Novecento” è stata al centro della conferenza con  Maurizio Vanni, docente di Museologia per il turismo all’Università di Pisa e di Marketing non convenzionale alla Facoltà di Economia di Roma Tor Vergata. “Il coinvolgimento emozionale e la condivisione di stati d’animo sono tra i propulsori principali che animano gli artisti. La montagna sollecita l’apparato sensoriale, non solo per la bellezza inattesa degli scenari, ma anche per l’aura di mistero, per le leggende che si porta dietro e per quel senso di potenza e onnipotenza che ci fa sentire tutti più vicini al cielo”, ha detto. Gli artisti vedono la montagna come elemento di congiunzione, con il suo punto di vista sacro e divino. Dopo un excursus tra letteratura, pittura e scultura, Vanni ha osservato: “La bellezza salverà il mondo, a patto che l’individuo salvi se stesso prima. Tutto passa attraverso noi, è necessaria l’umiltà per percepire e la fede per afferrare tutto questo”.
Il museologo ha concluso: “Gli artisti, sismografi del loro tempo, identificavano la montagna come un luogo magico dove i sogni e la magia superavano la fatica del vivere; una connessione con i valori e con la profondità dei pensieri, per questo oggi la simbologia della montagna rimanda alla violazione del contratto tra uomo e natura. Così lo scultore Mauro Staccioli indica che è ancora tutto davanti a noi, anche se il pericolo è dietro l’angolo c’è questo contratto ancora aperto dove la montagna è un luogo fisico e va attraversata: per vivere le emozioni dobbiamo essere lì, la mistica è una scorciatoia per giungere al mistero di Dio, la mistica favorisce l’incontro con l’immaterialità, ma senza questo approccio non si può vivere la montagna nella sua dimensione”.

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