“Se produrre biomasse, per un Paese come l’Italia, vuol dire utilizzare terreni agricoli riducendone l’uso agroalimentare, è ovvio che si tratta di una politica che cozza contro il buon senso. La soluzione è la leva forestale, quel terzo del Paese a bosco che può sostituire le risorse fossili, ovvero lo sviluppo della Bioeconomia forestale”. Lo ha detto Davide Pettenella dell’Università di Padova-Dipartimento di Territorio e Sistemi agro-forestali, intervenendo oggi pomeriggio al forum di Greenaccord, dedicato alla montagna e in corso a Santa Giustina. “Ci chiediamo se i tagli dei boschi in Italia sono sostenibili? I nostri boschi crescono di quasi 38 milioni di mc, ogni anno ne preleviamo 14,4. Quindi stiamo risparmiando tantissimo e se fossimo in condizioni normali, ovvero senza eventi eccezionali, saremmo in bilancio positivo – ha aggiunto -. L’intensificazione sostenibile del patrimonio forestale nazionale è l’unica alternativa, andare verso le politiche prodotte dall’Ue per una governance delle biomasse ad uso energetico e per la creazione di filiere locali. Abbiamo risorse naturali e forestali in grandissima abbondanza e abbiamo la tecnologia e le conoscenze per valorizzarle”.
L’esperto ha, poi, precisato: “Non sono d’accordo che il bosco non ha bisogno di gestione, anzi, esiste un problema grossissimo di pianificazione attiva individuato dalla strategia forestale nazionale: abbiamo foreste vulnerabili gestite intensamente per secoli, un terzo del patrimonio pubblico che per legge dovrebbe avere piano di assestamento. Forest Europe, coordinamento tra tutti i Paesi europei, ha riconosciuto la necessità della selvicoltura attiva, che prevede lo spostamento dell’altitudine e della longitudine di determinate specie per il necessario adattamento ai cambiamenti climatici”.