Presentato questa mattina a Roma il progetto dell’Aics-Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, con il quale viene predisposto un portafoglio di programmi a sostegno del Sudan del valore di oltre 100 milioni di euro, grazie al quale ampliare la platea di Ong con le quali collaborare in un Paese dove se ne registrano poche italiane. “Il Sudan sta vivendo una situazione abbastanza complessa dal punto di vista sociale e politico”, sono le parole di Michele Morana, titolare della sede Aics Khartoum, che ha presentato il quadro generale in Sudan, dove la rivoluzione sudanese con la destituzione del presidente Omar al-Bashir l’11 aprile 2019, ed il colpo di Stato del 25 ottobre 2021, non hanno fatto progredire le concrete opportunità di transizione democratica e ripresa economica sostenute dalla comunità internazionale, ma acuito la grave crisi umanitaria, esasperano i profondi problemi strutturali, di carattere economico e legati ai conflitti interni che interessano diverse regioni del Paese. “La pandemia Covid ha esacerbato la situazione, e la crisi Ucraina fa prevedere dei risultati abbastanza negativi anche nel prossimo futuro per quanto riguarda la nutrizione”, prosegue Morana che pone l’accento su una crisi umanitaria riacutizzatasi, ma che interessa il Sudan da oltre 30 anni, con instabilità politica e disastri naturali in un Paese con oltre 1 milione di rifugiati, 3 milioni di sfollati interni, e dove l’inflazione è al 359% nel 2021, il secondo tasso d’inflazione più alto al mondo. “Al momento gestiamo un ammontare pari a 107 milioni di euro indirizzati esclusivamente al Sudan”, le parole del titolare della sede Aics Khartoum, “abbiamo due vie per lavorare con le Ong, una è quella del settore umanitario che segue le procedure dell’emergenza dell’Aics, l’altra è seguendo i grant che pubblichiamo su progetti di cooperazione delegata e progetti gestiti direttamente dalla sede”. Secondo i dati dell’Ocha, l’Ufficio dell’Onu per gli affari umanitari, in Sudan sono 14,3 milioni le persone che necessitano di aiuto umanitario, il 55% in più rispetto al 2019, e 9,8 milioni quelle che hanno bisogno di assistenza alimentare, oltre il doppio rispetto al 2017. “A mio parere i finanziamenti per l’emergenza in Sudan dovrebbero essere più alti”, aggiunge Morana per il quale è indispensabile concentrarsi sull’emergenza prima di pensare allo sviluppo, dato che appare più difficile a causa delle situazioni politiche “stiamo lavorando sulla revisione degli interventi di sviluppo nel Paese, bloccati a causa del colpo di stato, e li stiamo revisionando perché diventino progetti di resilienza più indirizzati verso l’emergenza, nei settori di salute ed agricoltura”.