Sono già molte le persone e le famiglie che in Italia non riescono ad assicurarsi un’alimentazione sufficiente e nutrizionalmente adeguata: il progetto “Mai Più Fame: dall’emergenza all’autonomia” di Azione contro la fame fornisce un sostegno immediato a 50 famiglie vulnerabili altrimenti costrette a ridurre i pasti giornalieri e a impoverire la dieta.
Oltre al sostegno immediato con tessere spesa e all’educazione alimentare per orientare i consumi verso scelte nutrizionalmente corrette, il progetto si è avvalso di un percorso di supporto all’inserimento lavorativo finalizzato a costruire la loro sicurezza alimentare a lungo termine. Tra i beneficiari: famiglie con due o più minori (specie di età inferiore ai 5 anni), con presenza di donne incinte o neo-mamme o con entrambi i genitori disoccupati o con lavori occasionali, mamme o papà soli con minori a carico, donne vittime di violenza, disoccupati di lungo termine, persone senza titolo di studio.
“Il primo ciclo del nostro progetto-pilota, della durata di sei mesi, è appena terminato e a breve saremo in grado di condividere l’analisi sui risultati ottenuti. I dati preliminari sono molto incoraggianti e ci spingono a rilanciare con una nuova edizione dell’iniziativa in partenza in autunno a Milano e presto in altre città, anche nel Sud Italia”, spiega Simone Garroni, direttore generale di Azione contro la Fame in Italia. “La nostra mission, come specialisti internazionali della lotta alla fame, è agire non solo sulle emergenze, ma anche sulle cause strutturali dell’insicurezza alimentare, costruendo progetti di autonomia nel medio e lungo termine – prosegue Garroni -. È quello che da oltre 40 anni facciamo in 51 Paesi, con un’esperienza applicabile anche al contesto italiano, dove è evidente la necessità di interventi strutturali, di cui dovranno farsi carico non solo le organizzazioni del Terzo Settore, ma anche e soprattutto le Istituzioni, affinché la crisi globale che stiamo vivendo, esacerbata dall’effetto che conflitti e questioni ambientali hanno sui prezzi delle materie prime, energetiche e alimentari, non abbia effetti irrecuperabili sulla vita delle persone più vulnerabili e sull’intero tessuto sociale”.