“Il ricorso ai vaccini contro il Sars-CoV-2 per i pazienti immunodepressi è fondamentale, ma nei soggetti particolarmente fragili la loro efficacia può essere minore a causa della patologia di base e o delle terapie a cui sono sottoposti”. È quanto è emerso da un gruppo di 5 studi, denominato Convers, condotti dai ricercatori del Bambino Gesù su diverse tipologie di pazienti fragili compresi tra i 12 e i 25 anni.
“La maggior parte dei soggetti immunodepressi – spiega Paolo Palma, responsabile di Immunologia clinica e Vaccinologia dell’Ospedale della Santa Sede – risponde al vaccino ma in misura minore rispetto ai soggetti sani, con delle differenze da gruppo a gruppo, mentre una percentuale minoritaria non sviluppa purtroppo alcuna forma di immunità al virus. Per questi pazienti fragili è importante intervenire con una strategia vaccinale di rinforzo e personalizzata”.
Gli studi sull’efficacia dei vaccini anti-Covid sugli immunodepressi sono stati condotti dai ricercatori dall’Unità di ricerca di Immunologia clinica e Vaccinologia su 5 diverse categorie di bambini e ragazzi. I progetti di ricerca sono stati condotti su una coorte complessiva di 165 pazienti di età compresa tra i 12 e i 25 anni, di cui 21 affetti da immunodeficienza primitiva, 34 sottoposti a trapianto di cuore e polmone (30 cuore, 2 cuore-rene, 2 polmone), 30 da malattia infiammatoria cronica intestinale, 40 da Sindrome di Down e 40 da Hiv.
Dai 5 studi emerge che la maggior parte dei bambini immunodepressi risponde al vaccino anche se in misura generalmente minore rispetto ai soggetti sani (meno anticorpi e meno linfociti specifici contro il Sars-CoV-2) e con delle differenze da gruppo a gruppo, mentre una percentuale minoritaria di soggetti – particolarmente immunocompromessi – non sviluppa alcuna forma di immunità al virus.
Adesso si dovranno effettuare ulteriori studi per comprendere a fondo i meccanismi biologici responsabili della minore risposta vaccinale per intervenire in maniera personalizzata per ogni gruppo di bambini fragili.
“La strategia vaccinale va adattata alle specificità di ogni gruppo di pazienti – osserva Palma -. Alcuni gruppi rispondono meglio a una vaccinazione eterologa, altri hanno bisogno di una formulazione specifica, altri ancora devono rimodulare i trattamenti a cui sono sottoposti e che influiscono negativamente sull’efficacia della vaccinazione. In attesa di individuare le migliori strategie vaccinale restano fondamentali le dosi aggiuntive che garantiscono comunque una valida forma di protezione in queste categorie di pazienti. La minore efficacia degli attuali vaccini anti Sars-CoV-2 nelle diverse tipologie di soggetti fragili conferma inoltre l’importanza della vaccinazione sia dei loro caregiver che della popolazione in generale”.
Proprio di vaccinazione nei pazienti fragili si occuperà la quarta conferenza biennale internazionale sulla vaccinazione di precisione (Ipvc) che si terrà dal 5 al 7 ottobre 2023 a Roma, per la prima volta in Italia, e che sarà ospitata dal Bambino Gesù in collaborazione con l’Università di Harvard ed il Boston Children’s Hospital.