Tra le raccomandazioni della relazione Ue sullo stato di diritto ne figurano alcune sulla lotta alla corruzione. “L’Ue rimane una delle regioni meno corrotte al mondo. Da luglio 2021 molti Stati membri hanno adottato strategie anticorruzione nuove o rivedute. La maggior parte degli Stati membri dispone ora di un’ampia legislazione che fornisce al sistema giudiziario penale gli strumenti necessari per combattere la corruzione”. Tuttavia “la corruzione continua a preoccupare fortemente la popolazione dell’Ue. Secondo l’Eurobarometro 2022 sulla corruzione, ad esempio, il 68% dei cittadini ritiene che la corruzione sia diffusa nel proprio Paese. In alcuni Stati membri le indagini e le azioni penali relative ai casi di corruzione sono lunghe e soprattutto nei casi di alto profilo le sentenze tardano ad arrivare”. La Commissione ha formulato raccomandazioni relative al potenziamento dei quadri preventivi anticorruzione, per esempio riguardo alle norme in materia di lobbying e conflitto di interessi, nonché alla garanzia dell’efficacia delle indagini e delle azioni penali nei casi di corruzione.
Capitolo libertà dei media. “La pandemia di Covid-19 e l’invasione russa dell’Ucraina hanno dimostrato il ruolo cruciale dei giornalisti nel verificare i fatti e nell’informare i cittadini. Diversi Stati membri hanno adottato, rafforzato o stanno valutando misure per migliorare la sicurezza e le condizioni lavorative dei giornalisti”. Ma permangono “necessarie misure di salvaguardia per tutelare l’indipendenza dei media del servizio pubblico e assicurare che i finanziamenti pubblici siano adeguati e non siano utilizzati per esercitare pressioni politiche sui media”.
Bilanciamento dei poteri istituzionali: in questo capitolo si legge che gli Stati membri “hanno continuato a migliorare la qualità dei loro processi legislativi” e “nella maggior parte degli Stati membri il contesto è favorevole alla società civile”. Anche in questo caso c’è un “tuttavia”: in alcuni Stati membri “manca ancora un quadro formale per la consultazione dei portatori di interessi, il che desta preoccupazione, e le organizzazioni della società civile continuano a doversi confrontare con problemi di finanziamento, narrazioni ostili e restrizioni al loro spazio operativo”. Altra questione affrontata è la reazione dei sistemi di bilanciamento dei poteri degli Stati membri all’uso di spyware. Sebbene sia collegato alla sicurezza nazionale, “l’uso di tali strumenti dovrebbe essere soggetto a un sistema di pesi e contrappesi nazionali”.