“Tutti stanno aspettando che il presidente dia le dimissioni. Aveva promesso di farlo perché solo così possiamo andare avanti con un cambio deciso di direzione di questo Paese”. Raggiunto telefonicamente dal Sir, il card. Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, insiste nel chiedere le dimissioni del presidente dello Sri Lanka, Gotabaya Rajapaksa, che in queste ore ha lasciato il Paese e con la moglie è atterrato alle Maldive con un aereo militare. Venerdì scorso, 9 luglio, c’è stata a Colombo una sollevazione popolare contro il presidente indicato dal popolo come responsabile della drammatica crisi economica nel Paese. “Le proteste di venerdì erano prevedibili”, incalza il cardinale, “perché tutta la popolazione è stanca e scoraggiata a causa della politica condotta dal presidente attuale e dal suo governo”. “Una decina di anni fa, il Paese stava relativamente bene. Oggi è completamente crollato con un’economia che è andata a zero”, fa sapere l’arcivescovo. “Non ci sono soldi, non ci sono riserve per comprare benzina e gas, mancano i beni di prima necessità per una vita normale. Tutto è fermo. Non c’è lavoro e molte famiglie non hanno mezzi di guadagno e non riescono a mantenere l’economia della propria famiglia con molti bambini in difficoltà, genitori che piangono perché non sanno cosa fare”. “Negli ospedali mancano le medicine e c’è pericolo che qualcuno possa addirittura perdere la vita perché non può essere curato”. Circa un milione di persone si sono riversate venerdì per le strade della capitale. “La gente – racconta il card. Ranjith – chiede che ci sia un governo più trasparente, più aperto, più democratico e una società dove la legge è osservata bene e in maniera equa per tutti. Non è possibile che uno, solo perché politicamente potente, può essere al di sopra delle regole. La legge deve essere uguale per tutti. Il popolo chiede quindi una società dove la lotta alla corruzione sia presa sul serio. Oggi assistiamo invece ad una corruzione di altissimo livello e ad ogni grado. C’è una classe politica che ha rubato ed ha accumulato soldi e, percorrendo scappatoie finanziare, li ha portati all’estero”. Da qui, l’appello dell’arcivescovo: “La leadership deve capire che per la prima volta dopo 74 anni di indipendenza dagli inglesi, un governo è stato rovesciato attraverso una protesta popolare. Questo indica chiaramente che nel futuro questo può succedere di nuovo se i nostri governi e i nostri leader non mantengono una posizione trasparente, aperta e democratica. Questo è il nostro appello”. Nell’indicare, la strada da percorrere per far ripartire il Paese, il cardinale dice: “Il futuro dipenderà anche da una nuova Costituzione perché quella attuale prevede un potere presidenziale troppo forte che dà potere nelle mani di un’unica persona. Questo deve cambiare. Dobbiamo andare verso una democrazia parlamentare più democratica e aperta. Un cambiamento della Costituzione è essenziale per il futuro dello Sri Lanka. Ma nell’ambito della Costituzione ora dobbiamo eleggere un presidente temporaneo che possa accompagnare il Paese fino alla fine del mandato di quello attuale per portare avanti il Paese”.