È “determinante l’istituzione di un salario minimo che deve essere fissato rendendo vincolanti per tutti i contratti collettivi maggiormente rappresentativi, e non fissando per legge i 9 euro l’ora”. Ne sono convinte le Acli, per le quali “va rafforzata la rappresentanza e la partecipazione dei lavoratori nelle aziende perché sfruttamento e lavoro povero ci sono dove i lavoratori non contano nulla”. In una nota diffusa al termine della Direzione nazionale che si è svolta oggi a Roma, le Acli affermano che “nello stesso tempo vanno annullati, individuando un apposito indice di misurazione, tutti quei contratti collettivi nazionali che non garantiscono un’esistenza libera e dignitosa, come la nostra Costituzione sancisce all’articolo 36”. Inoltre, prosegue la nota, “è urgente un’azione a 360° gradi che contrasti l’impoverimento e lo sfruttamento nel lavoro attraverso il rinnovo dei contratti collettivi scaduti, l’aumento dei controlli sul lavoro nero (e grigio), il contrasto del part time involontario e l’obbligo per tutti i committenti, Pubblica Amministrazione compresa, di essere responsabili della presenza esclusiva, e del rispetto, di contratti dignitosi in ogni azienda della quale si avvalgono”.