“L’azione del ‘sindaco santo’ di Firenze per la pace si dispiegherà soprattutto negli anni Cinquanta e Sessanta, attraverso l’organizzazione di numerose occasioni di incontro e dialogo tra i popoli. Eventi ai quali ci siamo ispirati quando, a febbraio di quest’anno, si sono riuniti a Firenze, in un duplice appuntamento, i vescovi del Mediterraneo, su iniziativa della Cei, e i sindaci della stessa area geografica, invitati dal Comune di Firenze. Oggi come all’epoca di La Pira, abbiamo sperimentato le fatiche e le difficoltà del dialogo, ma anche la necessità di costruire ponti per far incontrare sensibilità, culture, religioni diverse”. Lo ha affermato il card. Giuseppe Betori nella lectio magistralis sul “Giorgio La Pira e la pace: pensiero e azione” che ha pronunciato ieri sera ad Aquileia nell’ambito delle celebrazioni per i santi patroni Ermagora e Fortunato.
“In questi ultimi anni – ha osservato il porporato – abbiamo visto tante immagini di città colpite dalla guerra o dalla violenza. Da mesi ormai giungono i video e le foto di Mariupol e delle altre città martiri dell’Ucraina. Prima ci sono state le bombe che cadevano su Aleppo, e prima ancora quelle su Baghdad. Poco più di vent’anni fa, New York è stata ferita dagli aerei che hanno abbattuto le Torri Gemelle. E non dimentichiamo l’assedio di Sarajevo. Le guerre ormai non si combattono nelle trincee, come accadeva nella Prima Guerra mondiale, quando qui ad Aquileia fu ampliato il cimitero per far posto ai corpi dei soldati morti sul fronte”. “Oggi l’atrocità dei conflitti colpisce direttamente le città e le popolazioni inermi”, ha proseguito Betori, sottolineando che “forse è anche per questo, oltre che ovviamente per la minaccia costituita dalla rami atomiche, che la concezione della guerra, nell’ultimo secolo, è profondamente cambiata”. Nel suo intervento l’arcivescovo di Firenze ha ripercorso il pensiero e l’impegno di Giorgio La Pira, con l’attenzione al dialogo tra religioni, al ruolo delle città, alla vocazione del Mediterraneo, il “lago di Tiberiade allargato”. Del “sindaco santo”, il cardinale ha ricordato il contributo che proprio La Pira ha dato nell’elaborazione dell’art. 11 della Costituzione nel quale si afferma che “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Richiamando il “grido” di La Pira a difesa delle città minacciate dalle bombe all’idrogeno, Betori ha ammonito: “È un grido che oggi si alza dalle città ucraine. Ma anche da tanti altri luoghi nel mondo travolti da quella ‘guerra mondiale a pezzi’ che ci ha insegnato a vedere Papa Francesco”. “L’invocazione – ha aggiunto – che ancora oggi possiamo rivolgere ai ‘capi dei popoli belligeranti’ può essere quella che Giorgio La Pira lanciava in suo articolo dal titolo significativo: ‘Abbattere i muri e costruire i ponti’. Erano parole che avevano come riferimento il conflitto israeliano-palestinese, ma che sono valide per qualsiasi situazione bellica”.