Una vera università a Rieti. È questa la prospettiva annunciata dal Presidente della Sabina Universitas, Antonio D’Onofrio. Un progetto di sviluppo, scrive l’edizione on line del settimanale diocesano di Rieti “Frontiera” ( http://www.frontierarieti.com/), che intercetta i fondi del Pnrr e vedrà Tuscia e La Sapienza avere proprie sedi a Rieti. Un passo che svincola i due atenei dal consorzio Sabina Universitas, consentendo a quest’ultimo a ripensarsi come ente di formazione autonomo rivolto alle esigenze del territorio e di servizio agli studenti. Il bilancio di Sabina Universitas presenta ancora un passivo importante, ma l’impegno di tutti i soci sembra quello di reinvestire. E non solo finanziariamente, ma anche in idee e proposte. I corsi di laurea saranno gestiti dalle università interamente dal 2023, ma le novità inizieranno già dal prossimo settembre con l’avvio del corso di Ingegneria in italiano. Poi verranno il corso di Economia Circolare e il raddoppio, da quattro a otto, delle para-lauree in medicina, insieme a un centro di ricerca con un polo tecnologico all’Asi e a un hub sull’economia circolare. Iniziative che saranno realizzate con circa trenta milioni di euro, che saranno investiti in città nei prossimi due anni. Tutte risorse da guardare, scrive il settimanale, come opportunità di sviluppo economico, ma soprattutto umano. L’aumento dell’offerta in quantità e qualità dovrebbe portare un consistente aumento degli studenti in città. E se gli atenei garantiranno le lezioni, sarà compito della città accogliere i giovani, lasciarsi contagiare dalla loro vitalità, consentire l’innesto di pensieri nuovi. Cosa non scontata con una popolazione mediamente anziana che vede spesso i propri giovani andar via. Ma neppure impossibile. Di base l’offerta dovrebbe comprendere, tra le varie cose, appartamenti per studenti dignitosi e a prezzi onesti, luoghi adatti allo studio aperti anche nei fine settimana e banda larga per internet.