“Per la mentalità mafiosa il prossimo è il clan, la famiglia, ma tutto il resto (lo Stato, gli altri) sono nemici. Abbiamo assistito a una grande violenza fatta al popolo siciliano. Il popolo incappato nei briganti e lasciato mezzo morto, per tanti anni… La mafia è come un ladro: ti ruba la libertà, la dignità, l’anima e ti lascia mezzo morto”: lo ha detto il vescovo di Cefalù, mons. Giuseppe Marciante, durante la Messa celebrata il 9 luglio sul bene confiscato alla mafia nel territorio di Campofelice di Roccella (Pa). Commentando la parabola del Samaritano, il presule ha poi aggiunto: “Questo popolo siciliano, che è stato derubato, maltrattato, ucciso, nelle cariche più alte per la difesa della giustizia e della legalità. Questo popolo il Signore lo prende in cura. Vogliamo immaginare questo spazio come quella ‘locanda'”. Sul terreno confiscato alla mafia sorgerà il nuovo complesso parrocchiale intitolato ai Beati don Giuseppe Puglisi e Rosario Angelo Livatino che ospiterà la nuova chiesa, i locali parrocchiali e gli spazi per le attività oratoriali e giovanili. “Questo vogliamo realizzare seguendo l’esempio di due uomini – ha spiegato mons. Marciante -. Pino Puglisi, l’educatore, timido ma coraggioso, aveva fatto una cosa che disturbava molto la cultura mafiosa, aveva cambiato la cultura della comunità che era chiamato a servire, aveva innescato nella comunità una controcultura mafiosa che è la cultura evangelica e ha educato uomini con una mentalità nuova, ma soprattutto aveva raccolto i più piccoli e la mafia l’ha ucciso proprio per questo. Rosario Angelo Livatino, un uomo straordinario, un giudice giusto che ha dato la vita per la legalità. Un uomo giusto che stringeva la mano anche all’imputato perché vedeva in lui sempre la persona, perché la persona è capace di convertirsi”.
Con questo progetto Campofelice di Roccella “ambisce a diventare un luogo simbolo nella lotta alla criminalità organizzata ed esempio concreto di riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati, raggiungendo un primato a livello regionale, quale primo esempio di bene sottratto alle associazioni mafiose, destinato ad una Chiesa”. “Questa comunità – ha affermato il presule – vuole essere l’eco di quel ‘Convertitevi!’ pronunciato da Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi, ma allo stesso tempo luogo pedagogico per educare alla legalità e alla giustizia. Questo luogo oggi è molto significativo perché fa giustizia alle vittime della mafia che non sono soltanto gli eroi che hanno dato la propria vita. La prima vittima della mafia è il popolo siciliano”. “Chiediamo oggi al Signore – ha concluso mons. Marciante – la conversione dei peccatori ma anche la dignità del nostro popolo che sia un popolo che abbia la facoltà, ma anche le condizioni, per tenere alta la testa, per alzarsi da una situazione in cui è stato derubato della sua dignità e lasciato mezzo morto in certi momenti. Per questo ringraziamo i tanti samaritani della giustizia che sono le forze dell’ordine, gli uomini che hanno saputo fare le leggi giuste come quella della confisca dei beni, chi ha saputo indagare fino in fondo mettendo in gioco la propria vita, ma anche grazie al popolo siciliano che sa alzare la testa. Auguro alla comunità di Campofelice di fare di questa casa la casa di tutti”.