Diocesi: mons. Giulietti (Lucca), “spendersi per gli altri senza guardare prima di tutto ai propri interessi, senza essere mercenari”

“Noi oggi facciamo memoria di san Paolino e dei primi evangelizzatori della nostra Chiesa di Lucca ricordando che siamo debitori della fede a qualcuno che ha scelto di donarcela al prezzo della propria vita”. Lo ha affermato questa mattina mons. Paolo Giulietti, arcivescovo di Lucca, nell’omelia pronunciata in occasione della festa di San Paolino, patrono della Città e della diocesi.
“Il riconoscimento di questo debito – ha proseguito – è fondamentale per almeno due motivi. Il primo perché ci ricorda che nessuno si fa da solo, nessuno è indipendente dagli altri, tutti siamo debitori con qualcuno che ci ha donato la vita, la fede, la libertà”. “L’altro motivo – ha continuato mons. Giulietti – è che non dobbiamo dimenticare che le persone più significative che lasciano il segno nell’esistenza delle persone e delle comunità, delle famiglie e della collettività, sono quelle che danno la vita sempre. Non solo agli inizi della predicazione del Vangelo quando il dono della vita ha significato essere soggetti al martirio in nome di Cristo. Ma anche in altre epoche quando il dono della vita significa spendersi per gli altri senza guardare prima di tutto ai propri interessi, senza essere mercenari, cioè gente che fa le cose perché ci guadagna”. “Questo messaggio è importante”, ha sottolineato l’arcivescovo, “perché viviamo una cultura che invece ci dice esattamente l’opposto. Dove ciò che conta è il mio interesse, quello degli altri conta sempre di meno”. “Spesso – ha osservato – ci limitiamo a fare delle battaglie per dei diritti che sono formalmente significativi ma che non hanno spesso un perché. L’ideale ha sempre un perché: dono la vita per costruire qualcosa, dono la vita perché ho un obiettivo. Dono la vita come Paolino: mosso dalla parola di Gesù, dall’amore alla sua persona e dalla testimonianza di colui che per primo ha donato la vita per i suoi fratelli. Dono la vita come tanti martiri della Resistenza, anche sul nostro territorio, perché la libertà è un dono prezioso”. “È importante ricordarsi questo, perché – ha ammonito – siamo costantemente tentati in questa epoca complessa di ridurre ciò che ci tiene insieme al minimo comune denominatore. Che spesso diventa solamente un sistema di regole e ci dimentichiamo, facciamo fatica ad accogliere, i valori, le cose positive, le speranze che i nostri padri ci hanno lasciato e che ispirano la nostra cultura”.

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