“La situazione in Macedonia del Nord dopo una settimana di proteste violente e massicce che non si placano potrebbe precipitare, la gente si sente tradita e l’80% dei macedoni non accettano la cosiddetta proposta francese per l’adesione all’Ue”: lo afferma al Sir l’analista dei Balcani occidentali Nikolay Krastev. Ogni sera a Skopje di fronte alle istituzioni migliaia di persone esprimono un forte malcontento mentre il parlamento è chiamato in questi giorni a pronunciarsi sulle richieste della Bulgaria per non opporsi all’inizio dei negoziati di Skopje per la futura adesione all’Unione europea. “In Bulgaria questo problema è stato usato per retorica politica interna e i bulgari non ottengono nessun vantaggio con queste richieste”, continua Krastev. “Ora i macedoni veramente odiano i bulgari e sugli striscioni leggiamo ‘Bulgari fascisti’. Lo stesso scenario si ripete a Skopje dove il motore del malcontento è il principale partito di opposizione Vmro Dpmne, di forte stampo nazionalista che da mesi sta chiedendo elezioni anticipate prima per ragioni economiche ma ora anche politiche”- chiarisce. A suo avviso, “a prima vista la reazione della piazza alla proposta di adesione è antibulgara ma in verità è antieuropea perché i macedoni si sono stancati di aspettare nella sala d’attesa dell’Ue”.
Krastev spiega che “la proposta francese è troppo imperativa per essere inghiottita dalla popolazione macedone”. “Le richieste bulgare – ritiene – potevano essere accettate durante i negoziati e non come condizione sine qua sin all’inizio”. Sia dall’Ue che dagli Stati Uniti sono arrivati inviti ad accettare comunque la proposta francese per iniziare i negoziati perché altrimenti Skopje potrebbe aspettare altri 10 anni senza nessun progresso. Krastev informa inoltre che “a favore della proposta di adesione è la minoranza albanese, che rappresenta il 25% della popolazione. Per loro l’adesione Ue sarebbe una possibilità per tutti gli albanesi nei Balcani a partecipare ad un unico progetto politico come è l’Ue”. Infatti, stando ai numeri nel parlamento, la coalizione del governo guidata dal premier Dimitar Kovacevski, social-democratico, potrebbe approvare la proposta ma c’è il rischio di far cadere il governo”. “Sicuramente – afferma l’analista dei Balcani occidentali – non passerà la richiesta bulgara di cambiare la Costituzione per includere la minoranza bulgara perché serve una maggioranza di due terzi del parlamento, e sarebbero necessari anche i voti dei partiti nazionalistici dell’opposizione”.
Secondo Krastev “c’è una forte minaccia nei Balcani di alimentare la retorica nazionalista e la voglia di adesione nell’Ue sta diminuendo fortemente”. Cita l’iniziativa serba “Open Balkan” che riunisce la Serbia, la Macedonia del Nord e l’Albania, “un’unione che doveva essere prettamente economica mentre ora sta diventando anche politica e sta cercando di sostituire il processo di Berlino”. “Qualcuno al di fuori della Nato, per esempio la Serbia e il suo antico alleato la Russia, hanno forti interessi di indebolire i membri Nato nei Balcani occidentali come Macedonia del Nord, l’Albania e il Montenegro e di alimentare la sfiducia nelle alleanze occidentali”.