(Strasburgo) Rallenta il percorso di approvazione di “Fit for 55”, il pacchetto comprensivo di otto progetti di legge che mirano a ridurre le emissioni di gas serra dell’Ue di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990, nella prospettiva della neutralità climatica entro il 2050 e diminuire la dipendenza energetica, sostenendo nel contempo le imprese e le persone nella transizione verso un’economia sostenibile. Al termine della prima prolungata sessione di voto tenutasi nell’emiciclo di Strasburgo a fine mattinata, è stata respinta la proposta della Commissione europea di riforma del sistema Ets, relativo alle quote di CO2. A bocciatura acquisita, gli europarlamentari hanno approvato il ritorno in commissione Ambiente (Envi) della riforma. Quella che si è venuta a creare è “una situazione abbastanza inattesa, ma ce la faremo”, ha assicurato il francese Pascal Canfin, presidente della Commissione ambiente del Parlamento Ue, incontrando i giornalisti appena conclusa la sessione di voto. Non si è trovato l’accordo, e quindi è mancata la maggioranza, sulla data di fine delle assegnazioni libere. “Ora dovremo tornare in Commissione Envi e risolvere questa criticità che riguarda alla fine un voto e due date”. Poi, “abbiamo deciso di posticipare il voto per il fondo climatico sociale Cbam, perché i due testi sono interconnessi”. “Sappiamo ciò che dovremo fare e lo faremo più sollecitamente possibile”, ha assicurato Canfin, aggiungendo che “sto verificando quali siano le regole formali da seguire per andare veloci” con il “rinvio in Commissione Envi e il ritorno in aula appena avremo un accordo” tale da ottenere “una maggioranza” nel voto in plenaria. “Questo accordo potrebbe esserci oggi pomeriggio, tra due settimane o in luglio, non so. La tempistica è incerta, inizieremo a discutere subito dopo la conferenza stampa”. Rispetto ad una possibile connessione tra le ricadute del conflitto in Ucraina – differenziazione delle fonti energetiche – e lo stop che si è registrato oggi, Canfin ha affermato che “certamente il mondo è cambiato. Da una parte non bisogna mettere altri oneri” ma “al contempo bisogna accelerare la transizione verde”. E poi “c’è una discussione sul prezzo del carbonio occidentale aggiuntivo per l’industria”. Oggi, ha ribadito, “non è passato il punto di partenza della riduzione delle allocazioni libere che, nelle migliori delle ipotesi, sarà nel 2026 o 2028, e non è legata alla crisi a breve termine per l’Ucraina”. “Faremo tutto il possibile per trovare un compromesso”, ha garantito Canfin prima di scappare per l’immediato inizio del negoziato.