“Essere vecchi non solo non è un ostacolo alla nascita dall’alto di cui parla Gesù, ma diventa il tempo opportuno per illuminarla, sciogliendola dall’equivoco di una speranza perduta”. Lo ha spiegato il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in piazza San Pietro e dedicata alla vecchiaia, e in particolare alle parole di Gesù nell’incontro con Nicodemo: per “vedere il Regno di Dio” bisogna “rinascere dall’alto”. “Non si tratta di ricominciare daccapo a nascere, di ripetere la nostra venuta al mondo, sperando che una nuova reincarnazione riapra la nostra possibilità di una vita migliore”, ha precisato Francesco: “Questa ripetizione è priva di senso. Anzi, essa svuoterebbe di ogni significato la vita vissuta, cancellandola come fosse un esperimento fallito, un valore scaduto, un vuoto a perdere. No, non è questo. Questa vita è preziosa agli occhi di Dio: ci identifica come creature amate da lui con tenerezza”. La “nascita dall’alto”, che ci consente di “entrare” nel regno di Dio, “è una generazione nello Spirito, un passaggio tra le acque verso la terra promessa di una creazione riconciliata con l’amore di Dio”, ha detto il Papa: “E’ una rinascita dall’alto con la grazia di Dio, non è una rinascita fisica un’altra volta”, ha aggiunto a braccio. Nicodemo, invece, “fraintende questa nascita, e chiama in causa la vecchiaia come evidenza della sua impossibilità: l’essere umano invecchia inevitabilmente, il sogno di una eterna giovinezza si allontana definitivamente, la consumazione è l’approdo di qualsiasi nascita nel tempo. Come può immaginarsi un destino che ha forma di nascita? Nicodemo pensa così e non trova il modo di capire le parole di Gesù: questa rinascita cosa è?”.