“Noi musulmani spesso ragioniamo con la stessa narrativa esclusiva, chiediamo a una persona se è tedesca o musulmana: se iniziassimo a pensare che siamo parte, che quello è il nostro Paese, le cose cambierebbero”: così Abdassamed El Yazidi, segretario generale del Consiglio musulmano tedesco, intervenuto al seminario su razzismo e discriminazione anti-musulmana che si è tenuto oggi a Strasburgo al Consiglio d’Europa. El Yazidi ha raccontato l’esperienza del Consiglio, che lavora e si esprime “sui temi del Paese, non solo quelli che ci riguardano”, che usa come lingua di lavoro il tedesco, ed è tenuto insieme proprio dalla comune appartenenza alla Germania, al di là dei background diversi delle persone che lo compongono. Più critica la trentunenne Zara Mohammed, prima donna a ricoprire il ruolo di segretario generale del Consiglio musulmano della Gran Bretagna, che invece ha affermato che i musulmani sono ancora “gli alieni” nelle società, che si parla di “coinvolgere”, ma si fa poco in concreto, che certa politica cerca voti a spese della comunità musulmana. Di un colore ancora diverso la testimonianza di Acile Beltaief, rappresentante dell’Amitié Judéo-Musulmane de France, associazione che lavora per combattere il razzismo. “I pregiudizi sono la causa primaria”, che scatenano in un crescendo il sospetto, l’odio, l’esclusione, la violenza, fino ai crimini di massa. Il lavoro di questa associazione è creare iniziative che possano portare nelle comunità locali una consapevolezza e una conoscenza diverse, ha raccontato la ventiquattrenne Acile: il bus dell’amicizia, mostre itineranti, visite a luoghi di culto e di memoria, incontri nelle scuole pubbliche. Partendo dal presupposto che “ogni azione politica non può che essere locale”.