Un momento conviviale presso la sede arcivescovile di Milano a giugno ha inaugurato i “Dialoghi per una finanza integralmente sostenibile”, con la partecipazione dei presidenti di Fondazione Centesimus Annus e Prospera-Progetto Speranza – organizzatori dei dialoghi – e dei presidenti delle principali banche italiane.
“L’iniziativa intende verificare se un dialogo tra finanza, umanesimo e religione sia possibile e documentare fatti ed esperienze ispirate ad una sostenibilità integrale, così come auspicata da Papa Francesco nella Laudato si’”, spiega una nota diffusa oggi dalla Fondazione Centesimus Annus.
Nell’accogliere i partecipanti, mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano, ha ringraziato per l’adesione alla proposta di così qualificati esponenti della comunità economico-finanziaria, nonché incoraggiato a recuperare quella tensione etico-valoriale che consente di costruire con un orizzonte lungo.
La prima questione al “centro” dei Dialoghi sarà “se il mondo della finanza è disposto a interrogarsi sulle sue stesse finalità e a orientarsi verso la sostenibilità integrale indicata da Papa Francesco e dalla Dottrina sociale della Chiesa”.
“La partecipazione ai Dialoghi delle banche più grandi e di così numerosi esponenti del mondo imprenditoriale e finanziario è la conferma di una volontà che c’è”, secondo Anna Tarantola, presidente della Fondazione Centesimus Annus. “Riteniamo che la concezione dell’impresa promossa dal magistero sociale della Chiesa sia fonte di sviluppo collettivo attraverso l’accumulazione sia di capitale, che di valori, di conoscenza, di cultura, di innovazione, di civiltà” continua Tarantola.
La seconda questione che sarà affrontata nei Dialoghi riguarda fatti ed esperienze di finanza integralmente sostenibile. I Dialoghi vogliono essere “un luogo di pensiero ed azione”, sottolinea Sabino Illuzzi, presidente di Prospera-Progetto Speranza, “un luogo in cui pensare, ma anche costruire concretamente il futuro con le nuove generazioni”.
A questo fine, sarà cura del percorso avviato con i Dialoghi documentare i germogli positivi già esistenti -esperienze e buone pratiche- per promuoverne la valorizzazione, anche aprendo strade nuove che favoriscano una incidenza più ampia della sostenibilità integrale e inclusiva nel main stream della finanza.
“Vorremmo accompagnare il mondo della finanza ad andare più in profondità rispetto al cambiamento di tecniche gestionali, indicatori, tecnologie, assumendo il punto di vista di coloro che la finanza serve, delle comunità in cui opera, della casa comune in cui prospera”. In fondo, conclude Illuzzi, si tratta di sostenere “la riconquista del senso e dell’origine del fare banca al servizio dell’economia, del lavoro, del bene comune”.