Nuovo attacco del presidente nicaraguense, Daniel Ortega, alla Chiesa cattolica. L’esecutivo ha disposto la chiusura dell’Associazione delle Missionarie della Carità dell’Ordine Madre Teresa di Calcutta. L’ente è presente nel Paese centroamericano da 40 anni offrendo un servizio ininterrotto ai più poveri, lavoro vanificato dal provvedimento del governo.
Erano in Nicaragua fin dal 1988, quando madre Teresa di Calcutta aveva visitato il Paese e il presidente era, anche all’epoca, Daniel Ortega. A Granada hanno finora gestito un centro di accoglienza per adolescenti abbandonati o abusati. Ma ora le suore Missionarie della Carità, la congregazione fondata appunto da santa Teresa, sono per il regime di Ortega delle persone pericolose, da espellere.
Lo scorso fine settimana è stato pubblicato un decreto che costringerà 101 associazioni senza scopo di lucro – tra cui le Missionarie della Carità – a chiudere i battenti con urgenza.
Il ministero dell’Interno ha giustificato la chiusura sottolineando che le Missionarie della Carità “non hanno adempiuto ai propri obblighi” rispetto ad alcune leggi, come la norma che regola questi enti, o la cosiddetta “legge 977” contro il riciclaggio di denaro, il finanziamento del terrorismo e il finanziamento della proliferazione delle armi di distruzione di massa. Soprattutto, il rapporto indica che le suore di Madre Teresa non sono accreditate dal Ministero della Famiglia per funzionare come asilo nido, centro per lo sviluppo dell’infanzia, casa per ragazze o casa di cura e che non hanno il permesso di il Ministero dell’Istruzione per compiti di rafforzamento dell’apprendimento.
Il Governo insiste, ancora, che le suore non hanno denunciato immobilizzazioni né denunciato le attività svolte nella città di Granada e che il loro reddito da donazioni non coincide con le relazioni presentate. Inoltre, il suo Consiglio di amministrazione è composto esclusivamente da stranieri e la nuova legge, in vigore da due mesi, stabilisce che solo il 25% dei membri di un cda può provenire dall’estero.
Al di là delle giustificazioni di facciata, si tratta di un altro atto di persecuzione contro la Chiesa cattolica. Solo negli ultimi mesi, il regime ha espulso il nunzio apostolico e ha chiuso il canale televisivo della Conferenza episcopale.