“Nella Chiesa ancora tanta discriminazione è diffusa. Ad esempio, molti documenti non sono diffusi in maniera accessibile”. Così p. Justin Glyn, sacerdote, praticante avvocato e docente di Diritto canonico al Catholic Theological College di Melbourne, nel suo videointervento al convegno dedicato alla disabilità che si svolge oggi e domani a Roma. “Le persone con disabilità sentono di appartenere senza partecipare, l’obiettivo è la loro partecipazione attiva alla Chiesa. È un cammino esigente e faticoso che porterà alla formazione di coscienza”. Il sacerdote ha riportato in particolare la sua testimonianza di non vedente: “La mia esperienza – ha detto – è che le persone con disabilità sono escluse o altre si limitano a una sorta di via istituzionale. C’è un grande bisogno che la Chiesa riceva l’esortazione della ‘Fratelli tutti’”. “Come sacerdote condivido con gli altri, entrando in contatto con grandi gioie o dolori. I miei limiti mi hanno dotato di una sensibilità fondamentale nel mio lavoro. Come sacerdote disabile sono consapevole della limitata umanità, sono capace di stare accanto agli altri, in una condizione privilegiata di debolezza. Abbiamo il dono di sostenerci, anche quando gli elementi tradizionali come la famiglia non lo fanno. Facciamo tutti parte dell’umanità vulnerabile e limitata che Gesù ha assunto e santificato. Le persone con disabilità possono partecipare alle attività della Chiesa come pari. Anche i disabili mentali possono viverla”. “Se non facciamo parte di una Chiesa che ci parla – ha commentato – allora la sua voce non sarà ascoltata pienamente. Siamo stati prevalentemente invisibili e privi di voce nella Chiesa fino al presente pontificato. Lo Spirito sta ponendo un’opportunità che è stata accolta da Papa Francesco”.