“Le cifre ufficiali parlano di 18 morti. Ma non è vero. Sono molti di più, anche perché al momento dell’attacco dentro al centro commerciale c’erano almeno mille persone. Hanno visto entrare persone nei negozi ma non le hanno più viste uscire”. A parlare da Kremenchuk è padre Marian Melnechuk dell’Ordine dei frati minori conventuali, l’unico religioso rimasto in città nel monastero San Massimiliano Kolbe che si trova giusto ad un chilometro di distanza dal centro commerciale attaccato ieri dai russi. Le autorità locali hanno parlato di un bilancio aggiornato di 18 morti e 59 feriti, di cui 25 ricoverati in ospedale. I soccorritori continuano a lavorare anche perché, secondo quanto riferisce Ukrinform, almeno 36 persone risultano ancora disperse. “Ho sentito chiaramente quattro esplosioni ed ho visto il centro commerciale andare a fuoco come fosse una casa di carta”, racconta il religioso. In diocesi raccontano al Sir che nella città di Kremenchuk si trova una delle più grandi industrie petrolifere del Paese. Era stata attaccata dai russi all’inizio della guerra su vasta scala ma poi la situazione si era tranquillizzata e la vita in città – “anche se la situazione è pericolosa” – andava avanti in maniera abbastanza serena. “Ora con le esplosioni di ieri, sono tutti terrorizzati. Noi qui ad Kharkiv, invece, ci siamo abituati”, racconta don Gregoryi Semenkov, cancelliere della diocesi cattolica latina di Kharkiv.