Il Consiglio panucraino delle Chiese e delle Organizzazioni religiose ritiene “allarmante per la democrazia in Ucraina” il “frettoloso” voto del Parlamento e la firma da parte del presidente della legge che ratifica la Convenzione di Istanbul lo scorso 20 giugno, “tra l’altro in pieno scenario di guerra”. “La Convenzione di Istanbul – si legge in un comunicato rilanciato oggi in Italia dalla Chiesa greco-cattolica – è una convenzione che mira a combattere la violenza contro le donne. Dietro però un obiettivo condivisibile, la Convenzione introduce temi come l’educazione al gender che vanno a scalfire anche la libertà di educazione”. I leader religiosi notano che “i genitori, credenti di diverse confessioni religiose, sono preoccupati per il contenuto dell’articolo 14 della Convenzione di Istanbul riguardo ai ‘materiali didattici su temi quali i ruoli di genere non stereotipati’ e si chiedono se questo contenuto si applicherà alla promozione delle relazioni omosessuali tra gli studenti come norma di comportamento sessuale”. Il Consiglio panucraino delle Chiese auspica che il Parlamento non ripeta l’errore di ratificare una legge senza considerare il pensiero della società, ed esprime la preoccupazione che simili legislazioni possano favore “l’intolleranza verso l’opinione della comunità religiosa, la riluttanza a dialogare e la negazione del diritto delle associazioni religiose a partecipare alla vita pubblica del Paese”. Il Consiglio panucraino ribadisce pertanto il suo diritto di “partecipare a pieno titolo ai dibattiti pubblici riguardanti questioni legislative o importanti decisioni a livello di stato” e sottolinea che “nella società ucraina dovrebbe esserci spazio per la libertà di pensiero, di parola ed espressione dei punti di vista, senza odio e minacce per coloro che hanno un’opinione diversa su determinate iniziative legislative o pubbliche”.