“L’Italia brucia con oltre 9mila ettari andati in fumo negli ultimi sei mesi, più che raddoppiati nel 2022 rispetto alla media storica in un’estate segnata da una siccità che non si registrava da anni che sta devastando campi e colture costringendo al razionamento dell’acqua vasti territori da nord a sud della Penisola”. È quanto emerge dalle elaborazioni Coldiretti su dati Effis in riferimento alla grande ondata di calore sull’Italia con temperature fino 40 °C portate dall’anticiclone Caronte che moltiplicano i roghi dalla Puglia alla Toscana, dal Lazio all’Emilia Romagna con l’allerta incendi proclamata da Sardegna e Sicilia dove a causa delle fiamme è stato chiuso in provincia di Messina anche un tratto della strada statale 116.
“Mentre il caldo torrido stringe d’assedio città come Bologna, Roma, Firenze e Napoli, nelle campagne e nei boschi le alte temperature e l’assenza di precipitazioni hanno inaridito i terreni – sottolinea Coldiretti – con aree sempre più esposte al divampare delle fiamme”. Gli incendi quest’anno sono oltre 6 volte di più rispetto al 2020 spiega l’associazione su dati della Protezione civile. “Una situazione drammatica spinta dal cambiamento climatico che favorisce roghi più frequenti e intensi, con un aumento globale di quelli estremi fino al 14% entro il 2030 e del 50% entro la fine del secolo secondo l’Onu. Una situazione drammatica per l’Italia – evidenzia Coldiretti – devastata da ben 659 tempeste di fuoco di dimensioni significative nel solo 2021 secondo i dati Effis”.
“Ogni rogo – rileva Coldiretti – costa agli italiani oltre 10mila euro all’ettaro fra spese immediate per lo spegnimento e la bonifica e quelle a lungo termine sulla ricostituzione dei sistemi ambientali ed economici in un arco di tempo che raggiunge i 15 anni. Una situazione che aggrava il conto dei danni causati dalla siccità con la mancanza di precipitazioni che – evidenzia la Coldiretti – in Italia sono risultate in media addirittura dimezzate rispetto allo scorso anno ma con riduzioni percentuali ancora più altre nelle Regioni del Nord dove lungo il bacino del Po si produce un terzo dell’agroalimentare Made in Italy”. “Siamo di fronte – conclude l’associazione – a una vera e propria emergenza nazionale per coltivazioni ed allevamenti travolti da una catastrofe climatica che si prefigura addirittura peggiore di quella del 2003 che ha decimato le produzioni agricole”.