“Il dialogo è il modo più intelligente e fraterno per andare verso la riconciliazione e la pace con la giustizia sociale”. Lo scrive la presidenza del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), in un messaggio dedicato alla delicata situazione in Ecuador, dove la protesta convocata dall’organizzazione indigena Conaie, successivamente estesasi ad altre categorie e a tutto il Paese, è in corso da due settimane. Per la verità, nel fine settimana, anche sulla spinta delle Chiese cristiane (venerdì era arrivato un appello congiunto da Chiesa cattolica ed evangelici), si è aperto uno spiraglio di dialogo, dopo che il presidente del Parlamento si è offerto come garante del dialogo, non procedendo al momento con la messa in stato d’accusa del presidente. La tensione si è abbassata, anche se non ci sono ancora risultati tangibili.
Il messaggio del Celam, firmato dagli arcivescovi Miguel Cabrejos e Jorge Eduardo Lozano, rispettivamente presidente e segretario generale dell’organismo, propone un dialogo basato sulla sincerità, che soprattutto respinga la violenza e privilegi l’ascolto e la costruzione di accordi. Si tratta di prendere come punto di riferimento l’ascolto di istanze del tutto legittime e che richiedono un’attenzione prioritaria, particolarmente nei settori più poveri, un invito che si estende a tutto il popolo di Dio.
“In questa chiamata per questa assistenza umanitaria – si legge –, esortiamo tutta la Chiesa – i vescovi, i parroci, le istituzioni educative e le persone di buona volontà – a continuare ad aprire con decisione i loro cuori, le loro porte e le loro volontà per essere esempio di impegno coraggioso e coerente con il Vangelo di Gesù, sanando le ferite di coloro che soffrono e accompagnando coloro i cui diritti sono violati”.
Secondo l’organismo ecclesiale, “la violenza, sia essa strutturale per modelli escludenti e iniqui o esplicitamente dovuta allo scontro in atto, porta solo dolore e divisione tra i fratelli di una stessa nazione, impedendo loro di ritrovarsi, riconciliarsi e unirsi per costruire una progetto nazionale favorevole allo sviluppo umano integrale e alla cura reciproca, comprendendo in questo anche la casa comune”.
Nonostante la crisi che sta attraversando l’Ecuador abbia delle ragioni storiche, il Celam ricorda che non possiamo dimenticare di essere “tutti fratelli e sorelle!”, nessuno sforzo “dovrebbe essere risparmiato per costruire una società pacifica attraverso il dialogo e l’accordo. Una ricerca comune di soluzioni che devono dare priorità alle popolazioni più vulnerabili, lavorando in unità affinché a nessun cittadino sia impedito di esercitare liberamente i propri diritti fondamentali”.