“Chiedo al Dio della vita non di suggerirci strategie pastorali ‘efficienti’, ma di donare alla nostra Chiesa uomini e donne abitati dal gratuito e dall’‘inutile’; è questa la via nuova dell’annuncio del Vangelo. Non un mansionario di cose da fare, ma una modalità rivoluzionaria di stare in relazione: quella del servo che vive per gli altri”. Lo ha affermato ieri il vescovo di Trento, mons. Lauro Tisi, in occasione della solennità del patrono san Vigilio.
“Il vicolo cieco dell’‘utile’ impoverisce l’amore, gli toglie forza creativa e innovativa, tarpa le ali”, ha spiegato il presule: “Per contro, l’amore autentico nutre sé stesso con tutta una serie di gesti e operazioni ‘inutili’: sorriso, tempo liberato dall’ossessione del cronometro, gratuità e gioia per dare spazio. Il gratuito è generativo, l’utile è distruttivo”. “Il mio sogno – ha annunciato l’arcivescovo – è riattivare, a partire dall’autunno, un movimento di ampio respiro, che conduca le comunità della nostra diocesi ad acquisire una profonda familiarità con la Parola di Dio, per poter fare esperienza dell’Amore irrevocabile di Dio per ogni uomo e donna”.
Al termine della celebrazione, mons. Tisi, come da tradizione dall’inizio del suo episcopato, ha consegnato ai fedeli la nuova Lettera alla comunità dal titolo “La strada”. Nel testo, il vescovo osserva che “tornare al reale è la grande urgenza di quest’ora della storia, al di là di questa guerra e dei tanti conflitti dimenticati che fanno grondare sangue al pianeta. Come sempre accade, quando i fatti sono sottomessi alle parole, diventano chiacchiera, opinione, ipotesi, sensazione”. “La Chiesa stessa – avverte – non è immune dalla concreta possibilità di decadere in mormorazione, idee astratte, dibattiti surreali, stantia ripetizione di riti e parole evanescenti”. “Il ritorno alla concretezza della vita con le sue immancabili luci e ombre è la prima sfida che abbiamo davanti”, prosegue l’arcivescovo, secondo cui “la vera provocazione sta nel rifuggire i percorsi semplificati che allontanano dal dato di realtà, per intraprendere l’impegnativo itinerario di chi ha il coraggio di tornare ad assaporare il gusto della complessità”. Il passaggio richiede però una “rivoluzione culturale” che, per il vescovo, passa dalla “riscoperta dell’importanza dell’ascolto” e pone al centro la “narrazione della vita, dà voce alle persone in carne ed ossa, mette a fuoco il vissuto”, come dimostra anche il Cammino sinodale avviato in diocesi. La “strada” indicata da monsignor Tisi prevede però un passo in più: per entrare nella complessità ed abitarla consapevolmente è necessaria l’opzione di un amore come quello mostrato da Gesù di Nazareth e dalla sua umanità in pienezza. Un amore totalmente gratuito.