“L’accordo sullo sblocco dei porti consente all’Ucraina di tornare ad esportare il 95% del grano via mare e di svuotare i magazzini dove si stima la presenza di oltre 20 milioni di tonnellate di cereali destinati a rifornire sia nei Paesi ricchi che in quelli più poveri dove la chiusura degli scali rischia di provocare rivolte e carestie”. Lo afferma Coldiretti commentando l’annuncio del ministro della Difesa turco, Hulusi Akar, sul raggiungimento di un “consenso generale” tra le parti per sbloccare l’esportazione di grano dai porti del Paese.
“Una mossa che – sottolinea l’associazione – libererebbe anche lo spazio nei centri di stoccaggio per accogliere i nuovi raccolti di grano in arrivo tra poche settimane, stimati in calo di circa il 40% rispetto alla attese, a causa della guerra”. La guerra coinvolge gli scambi di oltre un quarto del grano mondiale con l’Ucraina che insieme alla Russia controlla circa il 28% sugli scambi internazionali con oltre 55 milioni di tonnellate movimentate, ma anche il 16% sugli scambi di mais (30 milioni di tonnellate) per l’alimentazione degli animali negli allevamenti e ben il 65% sugli scambi di olio di girasole (10 milioni di tonnellate), secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati del Centro studi Divulga.
Il risultato è che le quotazioni delle materie prime alimentari a livello mondiale sono aumentate del 34% nell’ultimo anno secondo le elaborazioni Coldiretti su dati dell’Indice Fao a maggio. E a tirare la volata sono proprio i prezzi internazionali dei cereali cresciuti del 23,2% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, mentre i lattiero caseari salgono del 19%, lo zucchero aumenta di oltre il 40%.