Dimensioni battesimale, pastorale e locale: sono le tre prospettive ecumeniche, “importanti nel cammino verso la piena comunione”, indicate oggi da Papa Francesco durante l’udienza concessa ai membri della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali. L’ecumenismo, ha spiegato il Pontefice, “è essenzialmente battesimale. È nel Battesimo che si trova il fondamento della comunione tra i cristiani e l’anelito verso la piena unità visibile. Progredire verso il mutuo riconoscimento di questo Sacramento basilare mi sembra essenziale per giungere a confessare insieme all’Apostolo ‘un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo’”. L’ecumenismo, ha aggiunto il Papa, “ha sempre un carattere pastorale. Tra le nostre Chiese che condividono la successione apostolica, l’ampio consenso rilevato dalla vostra Commissione non solo sul Battesimo, ma anche sugli altri Sacramenti, dovrebbe incoraggiarci ad approfondire un ecumenismo pastorale”. In questo senso, il Pontefice ha ricordato gli accordi pastorali firmati con alcune Chiese ortodosse orientali, come la Dichiarazione congiunta firmata nel 1984 da Papa Giovanni Paolo II e dal Patriarca Mar Ignatius Zakka I Iwas della Chiesa siro-ortodossa d’Antiochia, che “in determinate circostanze autorizza i fedeli a ricevere i sacramenti della Penitenza, dell’Eucaristia e dell’Unzione degli infermi nell’una o nell’altra comunità” e come l’accordo sui matrimoni misti concluso nel 1994 tra la Chiesa cattolica e la Chiesa siro-ortodossa malankarese. “Tutto ciò – ha sottolineato Papa Bergoglio – è stato possibile guardando alla realtà concreta dei membri del popolo di Dio e al loro bene, superiore alle idee e alle divergenze storiche: all’importanza che nessuno sia lasciato privo dei mezzi della Grazia. Ora, sulla base del consenso teologico rilevato dalla vostra Commissione – ha chiesto il Papa -, non sarebbe possibile estendere e moltiplicare tali accordi pastorali, soprattutto in contesti in cui i nostri fedeli si trovano in situazione di minoranza o di diaspora? È una sfida, questa domanda, è una sfida. Possa lo Spirito Santo ispirarci i modi per andare avanti su questo cammino, che guarda il bene delle persone, il bene delle anime, il bene del popolo di Dio, nostro, tutto, e non distinzioni morali o teologiche o ideologiche. Il bene, la gente, è lì. Gesù Cristo si è incarnato, si è fatto uomo, membro del popolo fedele di Dio. Non si è fatto idea, no, si è fatto uomo. E noi dobbiamo cercare sempre il bene degli uomini e del popolo fedele di Dio”.
Circa la dimensione locale dell’ecumenismo, Papa Francesco ha ricordato che molti fedeli, specie in Medio Oriente e tra quelli emigrati in Occidente, “vivono già l’ecumenismo della vita nella quotidianità delle loro famiglie, del lavoro, delle frequentazioni di ogni giorno. E sperimentano spesso insieme l’ecumenismo della sofferenza, nella comune testimonianza al nome di Cristo talvolta pure a costo della vita”. Da qui l’esortazione: “L’ecumenismo teologico dovrebbe riflettere non solo sulle differenze dogmatiche sorte nel passato, ma anche sull’esperienza attuale dei nostri fedeli”. Per il Pontefice, “il dialogo sulla dottrina potrebbe adeguarsi teologicamente al dialogo della vita che si sviluppa nelle relazioni locali e quotidiane delle nostre Chiese, le quali costituiscono un vero e proprio luogo teologico. Il dialogo sulla dottrina proceda insieme al dialogo della vita”.