Le famiglie perfette non esistono, neanche quelle cristiane sono immuni dalle crisi. Dell’essere padre e madre si è parlato durante il secondo panel del pomeriggio all’interno del X incontro mondiale delle famiglie in corso oggi in Vaticano. Gian Luigi De Palo, presidente del Forum delle associazioni familiari, e sua moglie Anna Chiara Gambini, ricordano la loro esperienza di genitori di cinque figli di cui l’ultimo con la sindrome di Down. Proprio quest’ultimo, Giorgio Maria, “è stato – dicono – il terremoto delle nostre inutili certezze. Ci siamo sorpresi sin da subito a commuoverci di felicità per quello che per il resto del mondo ci avrebbe dovuto far preoccupare. Giorgio Maria lo chiamiamo la ciliegina sulla torta. Non siamo una famiglia modello, litighiamo molto. Siamo una famiglia che ha detto sì alla vita non per una questione ideologica, non perché ce l’hanno detto in parrocchia, ma perché era bello”. “L’amore – continuano – per un figlio disabile appassiona ma non per questo mette al riparo il corpo dalla stanchezza fisica. Troppo spesso si tende a confondere i piani elaborando sensi di colpa di fronte alla sensazione di non farcela o la vergogna di fronte al bisogno di chiedere aiuto. Il sì alla vita nascente non è un sì eroico, assume sembianze sempre diverse. Non è una risposta asettica ma è l’occasione di non essere costretti a dover dire no a ciò che irrompe miracolosamente nella nostra esistenza”. Della necessità di aiutare le altre famiglie, parlano Ryan e Mary Rose Verret, una coppia degli Stati Uniti. “Dobbiamo – invitano – fare tutto il possibile per aiutare le famiglie che si stanno formando. Ognuno di noi ha un carisma come famiglia che può aiutare un’altra famiglia”. Gloria Arnau e Jordi Cabanas, coppia spagnola che ha sette figli di cui due in affido, appartengono alla rete di don Giussani ‘Famiglie per l’accoglienza’. “Non c’è sangue più potente e forte dell’amore. Fin dal primo giorno del loro arrivo, i nostri figli hanno visto dei fratellini i due figli che abbiamo in affido. Non vogliamo dare un’immagine erronea e ingenua della nostra vita. Nel cammino che stiamo facendo possiamo osservare che siamo sempre più stanchi ma anche più soddisfatti”.