“Il Reddito di cittadinanza va rivisto perché così come era stato proposto non è stato attuato. L’Italia ha bisogno di una forma di reddito che non sia legato solo alla cittadinanza ma all’inclusione. Se si lega al lavoro ci deve essere davvero una rete che dia un lavoro giusto, non possiamo pretendere che persone lavorino in nero o siano assunte part time facendo ore in più”. Lo afferma al Sir don Marco Pagniello, direttore di Caritas italiana, al termine dei lavori del 46° Convegno nazionale delle Caritas diocesane sul tema “Camminare insieme sulla via degli ultimi”, che si è svolto dal 20 al 23 giugno a Rho (Milano). Se il Reddito di cittadinanza non ha funzionato bene, avendo escluso dalla platea i tre quarti delle persone in povertà assoluta, questo è dovuto “alla burocrazia, all’assenza di centri per l’impiego in molte zone d’Italia – osserva il direttore di Caritas italiana -. Noi italiani siamo creativi e fantasiosi nel trovare risposte ma anche nel trovare inganni. È vero che tanti sono stati gli abusi su persone che non avevano diritto, è giustissimo che le forze dell’ordine indaghino ma sono pochi rispetto alla massa”. Le stime parlano infatti di circa l’1% della platea di beneficiari che non aveva diritto di percepirlo. “Diamo regole chiare – suggerisce – e offriamo la possibilità che le regole vengano rispettare perché dietro c’è una struttura capace. Non possiamo dire ad un giovane italiano ‘ti aiutiamo a trovare un lavoro’ e poi dietro allo sportello non c’è nessuno. Perciò abbiamo bisogno di riforme di sistema e strutturali”.