“Le famiglie sono luoghi di accoglienza, e guai se venissero a mancare!”. Ad esclamarlo è stato il Papa, nel discorso con cui ha concluso il Festival “The beauty of family”, primo atto dell’Incontro mondiale delle famiglie, in corso a Roma fino al 26 giugno. “Una società diventerebbe fredda e invivibile senza famiglie accoglienti”, ha proseguito Francesco ringraziando la famiglia di Pietro ed Erika, che ha accolto Iryna e Sofia in fuga dall’Ucraina “sconvolta dalla guerra”. “Avete dato voce a tante persone la cui vita è stata sconvolta dalla guerra in Ucraina”, l’omaggio a queste ultime: “Vediamo in voi i volti e le storie di tanti uomini e donne che hanno dovuto fuggire dalla loro terra. Vi ringraziamo perché non avete perso fiducia nella Provvidenza, e avete visto come Dio opera in vostro favore anche attraverso persone concrete che vi ha fatto incontrare: famiglie ospitali, medici che vi hanno aiutato e tanti altri uomini dal cuore buono. La guerra vi ha messe di fronte al cinismo e alla brutalità umana, ma avete incontrato anche persone di grande umanità. Il peggio e il meglio dell’uomo!”. “È importante per tutti non rimanere fissati sul peggio, ma valorizzare il meglio, il tanto bene di cui è capace ogni essere umano, e da lì ripartire”, il consiglio di Francesco, che ha ringraziato anche Pietro ed Erika “per aver raccontato la vostra storia e per la generosità con cui avete accolto Iryna e Sofia nella vostra già numerosa famiglia”. “L’accoglienza è proprio un carisma delle famiglie, e soprattutto di quelle numerose!”, la tesi del Papa: “Si pensa che in una casa dove si è già in tanti sia più difficile accogliere altri; invece nella realtà non è così, perché le famiglie con molti figli sono allenate a fare spazio agli altri. E questa, in fondo, è la dinamica propria della famiglia. In famiglia si vive una dinamica di accoglienza, perché anzitutto i coniugi si sono accolti l’un l’altro, come si sono detti a vicenda il giorno delle nozze: ‘Io accolgo te’. E poi, mettendo al mondo i figli, hanno accolto la vita di nuove creature. E mentre nei contesti anonimi chi è più debole viene spesso rigettato, nelle famiglie, invece, è naturale accoglierlo: un figlio con disabilità, una persona anziana bisognosa di cure, un parente in difficoltà che non ha nessuno… Questo dà speranza”.