“L’ultimo episodio di un lungo romanzo iniziato tanto tempo fa. Finisce un libro, fra poco ne inizieranno tanti altri”. In un’intervista al Sir, lo scrittore e insegnante romano Eraldo Affinati definisce così gli esami di Stato che prendono il via domani per circa 500mila studenti ai quali, da vero educatore, dedica un consiglio e un augurio. Una prova attesa sempre con timore e trepidazione. Perché?
I ragazzi, ci spiega Affinati, “la sentono, a torto o a ragione, come un giudizio istituzionale sulla loro persona. Non serve spiegargli che si tratta di un sistema scolastico convenzionale, corrispondente solo in parte alla verità. Essi hanno la sensazione di essere giunti a una svolta esistenziale perché da luglio in poi abbandoneranno per sempre il gruppo-classe: luogo di apprendimento e di scontro; di conoscenza di se stessi e degli altri; spazio sociale, affettivo e culturale. Entreranno in una nuova realtà dove saranno cruciali le scelte compiute. Oggi più che mai questo passaggio rappresenta una cesura”. In altri termini, sottolinea lo scrittore, “gli esami di Stato avvicinano i giovani al momento della verità quando, dopo essersi diplomati, dovranno scegliere cosa fare nella vita: università, lavoro. Molti di loro hanno paura di sbagliare. Del resto, anche per gli adulti scegliere è difficile perché per farlo bisogna rinunciare a qualcosa in nome di un valore in cui credere”. Insomma, la vera maturità “implica un sacrificio, altrimenti non si diventa adulti”.
Di qui un incoraggiamento: “Cari ragazzi, davanti a voi ci saranno i docenti che ben conoscete. Siate quindi spontanei nei loro confronti cercando di mettere a frutto l’esperienza umana e culturale elaborata insieme. Considerate queste prove finali non quali sfide radicali, solenni e inappellabili, bensì come l’ultimo episodio di un lungo romanzo iniziato tanto tempo fa. Finisce un libro, fra poco ne inizieranno tanti altri. Mettete sul tavolo ciò che avete imparato, senza tacere gli ostacoli già superati oppure ancora presenti. Passate da un argomento all’altro mantenendo sempre davanti a voi la fiaccola interiore che vi guida: può essere una passione, un’attitudine, una sensibilità, semplicemente il vostro carattere; insomma quello che vi rende unici”.