Ci sono alcuni gravi ritardi nelle procedure relative alla regolarizzazione del 2020. “Dopo due anni, su 207mila domande, solo 128mila pratiche sono state definite, spesso con un rifiuto”, ha denunciato stamattina il presidente della Comunità di Sant’Egidio, in una conferenza stampa che si è tenuta stamattina a Roma, alla presenza di numerosi lavoratori immigrati e di volontari da anni impegnati al loro fianco. La causa dei ritardi? “Un’eccessiva discrezionalità da parte delle prefetture: in alcune province (Bologna e Palermo) sono state respinte fra il 3 % e il 5 % delle domande; mentre a Napoli il 32 %, a Roma il 26 % con ancora 11mila pratiche da esaminare”. Segnalando il forte ritardo delle risposte nelle due città più popolose, come Milano, e la stessa Capitale, dove si prevede che i “no” alla regolarizzazione, una volta ultimato l’iter, potrebbero anche raggiungere il 50 % delle domande presentate. A questo proposito da Sant’Egidio viene anche rilanciata la proposta di eliminare alcuni requisiti che rischiano di far fallire la procedura di regolarizzazione, come l’obbligo di idoneità alloggiativa, “un impegno illogico, se lo si chiede a persone, già da tempo residenti in Italia senza permesso di soggiorno, e di conseguenza costrette a vivere in abitazioni di fortuna o comunque informali, che invece potrebbero avere affitti regolare dopo aver ottenuto un permesso di soggiorno”, ha concluso Impagliazzo.